Renzi ritira il veto su Conte, ma nessuno si fida. Ringalluzzito dallo stallo il senatore di Rignano porrà condizioni dure da accettare per il nuovo Governo

Renzi ritira il veto su Conte, ma nessuno si fida. Ringalluzzito dallo stallo il senatore di Rignano porrà condizioni dure da accettare per il nuovo Governo

E’ lo stesso Matteo Renzi a scriverlo a chiare lettere nella sua E-news, diramata alla stampa intono alle 19 e 15 di ieri, dopo che l’ex sottosegretario Ivan Scalfarotto lo aveva anticipato nel primo pomeriggio ai giornalisti davanti a Montecitorio: nessun pregiudizio. “Noi non abbiamo espresso veti su nessuno, non c’è un pregiudizio sulla persona, quello che c’è è una valutazione dei comportamenti politici. Non c’è veto sulla persona di Conte, vogliamo che cambi comportamento”.

E così l’ex premier: “Noi andremo al Quirinale senza pregiudizi. Per noi la priorità è aiutare i cittadini a uscire da questa fase di stallo e di difficoltà non solo economica. Sprecare i soldi del Recovery, perdere tempo sui vaccini, ritardare il ritorno a scuola, vivere di sussidi sarebbero errori imperdonabili. Noi ci siamo. Lo abbiamo dimostrato con la lettera inviata a Conte di più di un mese fa alla quale nessuno ha dato risposta.Lo abbiamo dimostrato con le dimissioni delle ministre e del sottosegretario: unico partito che rinuncia agli incarichi, anziché cercarli. Lo abbiamo dimostrato con un comportamento cristallino durante la crisi mentre tutti ci attaccavano”.

E cristallino Renzi lo sarà anche di fronte a Mattarella domani pomeriggio, quando salirà al Quirinale con i due cappgruppo Faraone e Boschi: nessun veto su Conte e nessun nome alternativo. Al contrario di quanto trapelato su alcuni organi di informazione Renzi e Conte ieri non si sono sentiti, ma fonti renziane di primo piano assicurano che al Colle non ci saranno sorprese. Certo, ammette Teresa Bellanova, e ancora Scalfarotto: “Conte? A Mattarella non faremo un nome in particolare. A seconda della maggioranza che si profilerà, il nome verrà di conseguenza. Potrebbero esserci vari scenari”.

Intanto, c’è da capire se il presidente darà o meno un incarico a Conte e che tipo di incarico. E se i numeri per sostenere un Conte ter ci saranno e quanti saranno: la creazione, in Senato, di un gruppo che costituisca la ‘quarta gamba’ dei giallorossi e abbia il potere di rendere “ininfluente” Italia viva, stenta a decollare. Anche perché il partito è compatto intorno al suo capo e l’esodo annunciato non ci sarà. “Non c’è stato quando Iv sembrava spacciata – ragiona con La Notizia un renziano di rango – perché mai dovrebbe esserci adesso che siamo più che mai in partita?”.

La palla, comunque, ora è in mano al capo dello Stato e alla fine del primo giro di consultazioni saranno ancora una volta i numeri annotati sul taccuino di Mattarella attorno al nome di Conte a fare la differenza. E se un reincarico dovesse esserci, di sicuro le condizioni poste dal senatore di Rignano sull’Arno non saranno a buon mercato: si sa, non è un tipo che si accontenta facilmente e in ballo ci sono ministri, programma, nomine. Di tutto.

Ma del resto la “furia antirenziana” di una parte dei vertici dem ha fatto perdere al Nazareno la bussola dell’evoluzione della crisi e il mancato controllo dei gruppi parlamentari ha fatto il resto: di fatto il Pd è in mezzo al guado. Non ha candidati per Palazzo Chigi in grado di ottenere il placet degli altri partiti (e al suo interno stesso) ed è costretto a scegliere fra un Conte Ter o un altro premier 5 Stelle. Magari Luigi Di Maio, su cui Renzi non metterebbe il veto.