Renzi sale in cattedra e apre il dialogo sulla Scuola. Lettera ai prof: si punta al dialogo. Governo pronto alle modifiche

Se il re indiscusso della comunicazione, anzi il comunicatore politico per antonomasia qual è Matteo Renzi, è costretto ad ammettere che sulla scuola “c’è stato un difetto” nel veicolare i messaggi da parte del governo significa due cose: o l’esecutivo è in difficoltà, oppure qualcuno dei ministri ha sbagliato. Nel caso fosse vera la prima ipotesi significa che la riforma tanto sbandierata non è affatto una riforma strutturale ma solo uno spot elettorale, da aggiustare e limare a seconda delle circostanze. In questo caso i sindacati avrebbero vinto il primo round ma non certo la partita. Se, invece, il problema è legato all’eccessiva foga di un ministro, tipo Maria Elena Boschi la quale, con una dichiarazione non richiesta, aveva accusato i sindacati di gestire come cosa loro il mondo della scuola, allora la situazione è un po’ più complessa. In pratica, per non scaricare pubblicamente il suo clone, perché tale è il titolare delle Riforme, Renzi si è fatto carico della croce, accettando il calvario del Mea culpa. Cosa che per lui rappresenta il massimo del dolore fisico. Renzi è l’uomo che non sbaglia mai. Mai. Stavolta, però, ha dovuto fare di necessità virtù. “C’è un Paese, l’Italia, che sta ripartendo. Con tutti i nostri limiti abbiamo l’occasione di costruire un futuro di opportunità per i nostri figli. Sciuparla sarebbe un errore”, afferma il premier nella lettera inviata alla casella email degli insegnanti. “Conosco per esperienza di padre, di marito, di studente l’orgoglio che vi anima, la tenacia che vi sorregge, la professionalità che vi caratterizza”, scrive tra l’altro il premier che, pur di non inficiare la campagna elettorale, ricorre alla mozione degli affetti. Segno che il colpo sferrato dai sindacati stavolta non è andato a vuoto. E poi  illustra per punti il Ddl sulla scuola. “Vi chiedo di fare ancora di più: darci una mano a restituire speranza al nostro Paese, discutendo nel merito del futuro della nostra scuola”, si legge ancora nella lettera di Renzi, “il nostro progetto non è prendere o lasciare e siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la paura di cambiare. L’Italia è più forte anche delle nostre paure. Aspetto le vostre considerazioni”. Una volta avrebbe detto “ce ne faremo una ragione”, oppure qualcosa di simile. Ma non puoi metterti contro il maggior bacino elettorale quando devi affrontare una sfida elettorale importante come le prossime regionali. E quindi anche Renzi ha recuperato le antiche armi della vecchia politica. Quella che voleva rottamare. Nel frattempo anche il governo è impegnato a fare la propria parte. Con il confronto di ieri con le associazioni degli studenti e con le rappresentanze dei genitori, si è conclusa la due giorni che l’esecutivo ha voluto dedicare ad approfondire il ddl per la “Buona Scuola”.  Dopo il dibattito pubblico dei mesi scorsi, in questa nuova fase di ascolto e di confronto il governo ha recepito le richieste e le proposte pervenute dagli interlocutori, aprendo a possibili modifiche da apportare al ddl durante il suo esame in Parlamento. In particolare, l’esecutivo ha ribadito l’impegno a migliorare il testo in modo da rendere ancora più incisivo il progetto per la “Buona Scuola” nei punti chiave: il superamento definitivo del precariato, la valorizzazione del corpo docente, la piena attuazione dell’autonomia scolastica, il collegamento con il mondo del lavoro e gli investimenti per l’edilizia scolastica.