Renzi sembra Salvini, ora vuole riaprire tutto. Il leader Iv boccia le misure di contenimento ma Conte lo riprende. Molto facile parlare il giorno dopo

Irriducibili i renziani. Un vero e proprio muro di gomma. Gli appelli del premier “a non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi” e l’ira del segretario dem Nicola Zingaretti lasciano impassibile il leader di Italia viva. Matteo Renzi, se possibile, alza il livello dello scontro. “Chiudendo ristoranti alle 18 e chiudendo i luoghi della cultura non diminuiscono i contagiati: aumentano solo i disoccupati”, insiste il senatore fiorentino con toni e contenuti simili a quelli del verbo salviniano. “Chiedere di organizzarsi meglio non è lesa maestà ma buon senso. Siamo in maggioranza ma non siamo mai stati e mai saremo yes man”, dice. Il premier, al termine del Consiglio dei ministri che vara il decreto Ristori, convoca i capigruppo di Camera e Senato.

Iv, alla vigilia del faccia a faccia, annuncia battaglia: “Ribadiamo la necessità di rivedere le chiusure di cultura, sport e ristoranti. La convocazione è un buon segnale ma non può essere né una passerella né una ratifica di decisioni immodificabili”. Iv – replica Conte – ha partecipato ai lavori per la stesura dell’ultimo Dpcm, “i distinguo del giorno dopo francamente mi sorprendono, è stato uno sforzo collettivo”. E ancora: “è facile fare da contrappunto. è più difficile offrire misure alternative che riportino la curva sotto controllo”. E proposte del genere la notte in cui sono state decise le ultime misure anti Covid “non sono state presentate”.

Il Dpcm a ogni modo, avverte, è “quello”. “Conte non si stupirebbe dei distinguo del giorno dopo se solo imparasse ad ascoltare i suggerimenti del giorno prima”, replica Ettore Rosato. Mentre Davide Faraone propone di fare le prossime riunioni in streaming. Il centrodestra fa leva sulle provocazioni di Renzi. La maggioranza deve prendersi le sue responsabilità – sostengono da Lega, FdI e FI -, anche quanti giocano a fare l’opposizione interna, come Renzi. “Surreale. Il governo chiede al governo di intervenire sui provvedimenti fatti dal governo”, dice Giorgia Meloni. Da qui la richiesta dell’opposizione di un voto urgente alle Camere sull’ultimo Dpcm. Voto, però, che con tutta probabilità non ci sarà perché già si sa che Conte al Senato terrà un’informativa giovedì (non sono previste risoluzioni e dunque nessuna votazione) e lo stesso dovrebbe accadere alla Camera (si deciderà oggi). Iv inasprisce, se possibile, i contrasti col Pd. Zingaretti ha accusato i renziani di tenere i piedi in due staffe.

“L’unico modo che ha per tenere insieme il Pd – gli risponde Rosato – è dare addosso a Italia viva”. All’interno della maggioranza permangono, comunque, fibrillazioni tra l’ala dei rigoristi rappresentata da Dario Franceschini e Roberto Speranza e quanti preferivano che, in alternativa a molte chiusure, si agisse su altri settori. Nel mirino dei Cinque Stelle è finita la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, che peraltro neanche il suo partito pare difendere. “Il presidente della Toscana è passato ai fatti, riducendo la capienza dei mezzi pubblici di trasporto fino al 50% con accordi sottoscritti con Ncc ed aziende private. È un precedente virtuoso, che mi auguro sia preso a modello dalle altre Regioni e dalla ministra De Micheli”, dice il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci. Che lancia anche un’altra iniziativa: un comitato di salute pubblica, dove maggioranza e opposizioni concordino le strategie per il Paese. E qualche riscontro positivo l’ex renziano di ferro lo avrebbe già ricevuto da Lega, FI e Iv.