Renzi boccia le regole antievasione

di Alessandro Righi

Economia, evasione fiscale, amministrazione pubblica. Ma spazio anche al ruolo della scuola e del sistema educativo e, immancabile, all’Europa e al Jobs Act. Tanti gli argomenti affrontati ieri da Matteo Renzi all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2014-2015 della Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. In compagnia del premier anche il ministro Pier Carlo Padoan e il comandante generale della GdF Saverio Capolupo. Ma il protagonista della scena era lui, Renzi. Nel suo lungo intervento ha spaziato toccando, come detto, tutti gli argomenti centrali dell’attività politica attuale del suo governo. Non sono mancati, ad esempio, chiari messaggi lanciati ai suoi detrattori – dissidenti e sindacalisti che siano – in merito al Jobs Act, sottolineando che “sulle riforme c’è un vasto consenso e andremo avanti velocemente”, anche perché con la riforma del lavoro in dirittura d’arrivo avremo “meno alibi e non meno diritti”.

SFORZO DI SEMPLICITÀ
Ovviamente, però, l’argomento centrale non poteva non essere quello fiscale. “È frustrante – ha detto infatti Renzi – sentirsi dire che l’Italia è il Paese dove le cose non si possono fare”, dato che “da anni i primi ministri assicurano la lotta all’evasione che va fatta e non detta”. D’altronde a parlare sono i numeri: è in effetti impressionante i 91 miliardi stimati di evasione fiscale, “qualcosa come sei punti di Pil”. Ecco perché per il premier è ovviamente necessario “stangare in modo definitivo coloro i quali violano le norme” che, spesso, “lo fanno in modo inaccettabile”. Ma non basta: serve anche un radicale cambiamento delle regole, uno snellimento dei processi, un alleggerimento della macchina burocratica. Servono, in altre parole, “norme più semplici” per contrastare la grande e piccola criminalità. E, per Renzi, bisogna partire dall’approccio di chi deve far rispettare la legge. Bisogna, infatti, far sì che il cittadino si senta “moralmente accompagnato”. Il pubblico, in altre parole, “non è solo controllore ma diventa il consulente”. Serve, ha chiuso a riguardo il premier, “uno sforzo di semplicità”.

SCUOLA PRIMA DI TUTTO
“Saremo credibili se si parte dall’idea che l’Italia non è spacciata, non è in mano ai furbi o di chi dice che tanto non ce la facciamo”. Un impegno non da poco. E Renzi lo sa. Come sa che, per cambiare realmente le cose, bisogna partire da una rivoluzione che sia culturale ed educativa prima ancora che politica e sociale. Ecco che poi il passaggio dalla lotta all’evasione alla scuola, apparentemente pindarico, è più immediato di quanto si possa pensare. “Nel processo di riforme – ha rilanciato infatti Renzi – la più grande riforma è quella del sistema educativo. O noi siamo in grado di dire che il futuro dell’Italia passa per lo sviluppo del capitale umano o noi il Paese non lo portiamo fuori dalla crisi”. Insomma, capitale umano prima ancora di quello economico. Si spera, ora, non siano soltanto parole.