Renzi sfida il partito dei magistrati

Di Lapo Mazzei

Attorno al tema della giustizia rischia di avvitarsi lo scontro fra maggioranza e opposizione, tanto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è stato costretto ad entrare in campo con una serie di messaggi in bottiglia inviati tramite i social network “I candidati del Pd li scelgono i cittadini con le primarie, non soggetti esterni. In Emilia Romagna vinca il migliore”, scrive su Twitter il premier, lanciando un messaggio chiaro e netto dopo le indagini sulle “spese pazze” della procura di Bologna che hanno colpito Stefano Bonaccini e Matteo Richetti, entrambi in corsa per le primarie del partito per scegliere il successore di Vasco Errani.

L’INCHIESTA EMILIANA
Bonaccini va verso la richiesta di archiviazione, dopo aver giustificato ai pm, due giorni fa, tutti i 4300 euro per pranzi, cene e rimborsi chilometrici, contestati nei 19 mesi tra il 2010 e il 2011. Questo gli dovrebbe consentire di partecipare alla consultazione del 28 settembre per il posto di governatore. Già ieri l’altro Renzi era intervenuto sul caso emiliano. “Nessuno crede alla giustizia a orologeria, chi sbaglia paga, ma si aspetta la sentenza, altrimenti è la barbarie. Un atteggiamento che il Pd ha tenuto in altre occasioni e mantiene anche stavolta”, ha detto il premier. Una presa di posizione alquanto dura, visto che più di un esponente del Pd, nei giorni scorsi ha parlato di giustizia a orologeria, usando gli stessi argomenti impiegati da Silvio Berlusconi per contrastare l’azione delle toghe. In Emilia, a questo punto, ameno di clamorosi colpi di scena, dopo la rinuncia di Richetti (che sarà ascoltato dai pm mercoledì della prossima settimana poiché indagato per peculato con 5.500 euro di spese contestate quando da consigliere regionale, ndr), il Pd dovrebbe decretare i due sfidanti: Bonaccini stesso, attuale segretario regionale dei democratici e Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, l’outsider di questa competizione fin dal primo momento. Mettendo da parte la questione candidature il caso ha fatto emergere in tutta la sua evidenza quanto sia problematico il rapporto del Pd con i magistrati e la magistratura. Il premier, infatti, è determinato nell’affermare la separazione dei ruoli, in modo tale da avere ampio margine di manovra nell’azione di riforma della Giustizia, che deve necessariamente concordare con Silvio Berlusconi.

L’INDAGINE IN NIGERIA
Ma sullo sfondo, a complicare ulteriormente la situazione, c’è anche l’inchiesta sulle presunte tangenti dell’Eni. Non a caso un Tweet il premier lo dedica proprio all’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, indagato per presunte tangenti in Nigeria. “Sono felice di aver scelto Claudio Descalzi Ceo di Eni. Potessi lo rifarei domattina. Io rispetto le indagini e aspetto le sentenze”. Se per questo anche noi.