Renzi si è accorto di aver straperso tra sud e giovani. Ma si tiene la poltrona rinviando il congresso del Pd e propone il ritorno al Mattarellum

Matteo Renzi, all'assemblea del partito, ha finalmente ammesso la batosta subita il 4 dicembre. Poi ha caricato contro minoranza dem e Movimento 5 Stelle.

“Abbiamo straperso, anche il 41% al referendum è una sconfitta netta. Sognavo 13 milioni, ne abbiamo presi 13 e mezzo. Ma non è bastato”. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, all’assemblea del partito, ha finalmente ammesso la batosta subita il 4 dicembre, fissando altri paletti: niente congresso anticipato, apertura della sfida con il Movimento 5 Stelle in particolare sul web e proposta del Mattarellum agli altri partiti come legge elettorale.

L’ex presidente del Consiglio si è dedicato così all’analisi della sconfitta. “Abbiamo perso al Sud. Abbiamo sbagliato pensando fosse sufficiente una politica di investimenti e patti per il Sud senza il coinvolgimento vero di quella parte di Sud che doveva essere portata con noi in una sfida etica prima che economica. Ci siamo affidato troppo spesso ai notabili. Abbiamo messo tanti soldi per il Mezzogiorno, saranno utili. Ma dico che mettere queste risorse senza coinvolgere le persone è stato un errore”.

Renzi ha individuato l’altra fascia che ha bocciato le sue politiche: “Abbiamo perso sui 30 e 40enni, abbiamo perso in casa. Fa male, perché la nostra generazione che perde nella sua fascia di riferimento fa pensare. Perché? Rabbia? Non è una generazione arrabbiata ma disincantata. Non siamo riusciti a prenderla sul referendum. È un luogo da cui ripartire. Una generazione che rappresenta gli sconfitti della globalizzazione”.

Attacco alla minoranza – Non è mancato l’affondo alla minoranza del Pd. “Non possiamo stare in una comunità in cui diciamo di avere non vinto. Il leader è chi ammette di avere perso e cerca di ripartire dagli errori”, ha detto Renzi con un chiaro riferimento a Pier Luigi Bersani. “Certi atteggiamenti sono stati sopra le righe. Non si può dire che con me si rischia la deriva autoritaria, quando da un lato ci sono partiti azienda che selezionano i dirigenti sugli interessi del leader e dall’altra aziende che fanno firmare contratti agli amministratori. Pensare che persone del mio partito festeggiavano le mie dimissioni ha ferito il senso di comunità”, ha incalzato il segretario dem.

Quindi è arrivato l’allentamento del congresso: “Sarebbe stata la scelta migliore per ripartire all’interno del Pd, dal giorno dopo ho pensato al congresso. Ma la prima regola del nuovo corso deve essere ascoltare di più io per primo. Ho accettato i suggerimenti di chi ha chiesto di non fare del congresso il luogo dello scontro del partito sulla pelle del Paese e non piegarle a nostro vantaggio”. Infine, sul tema ha annunciato un cambio di passo della segretaria: “Deve funzionare meglio. Mercoledì ci riuniremo per cambiare passo”.

5 Stelle e Mattarellum – Dopo il caso Raggi, Renzi ha picchiato duramente il Movimento 5 Stelle: “Agli amici di M5s potremmo proporre questo patto: smettete di dire bufale sul Web e noi non diremo la verità su di voi, e cioè che siete una azienda privata che firma contratti con gli amministratori. Lo diremo alle prossime elezioni”. Nel corso della lunga relazione il segretario del Pd ha sparigliato le carte anche sulla legge elettorale, mettendo sul tavolo il ritorno al Mattarellum: “Dico di guardare le carte sull’unica proposta che ha visto vincere sia il centrosinistra che il centrodestra, la proposta della stagione dell’Ulivo di Romano Prodi e che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Io dico: andiamo a vedere, senza ricorrere il ragionamento sul proporzionale e giocando la partita a carte scoperte”.