di Lapo Mazzei
Più che un nuovo segretario, il Pd ha una nuova rockstar. Perché nell’armamentario di Matteo Renzi non ci sono solo le ricorrenti citazioni ai brani di Ligabue e Vasco Rossi o l’uso smodato dei brani di Jovanotti (a proposito: come si ricollocano in fretta ‘sti cantanti di casa nostra?) ma anche l’uso tattico del ritardo. Un lungo colloquio con Gianni Cuperlo sarebbe stata – o forse no – la ragione dei 45 minuti di attesa imposti ieri ai giornalisti. L’unica certezza è che nella sua squadra ci sono esponenti vicini ad Areadem di Dario Franceschini e a Walter Veltroni. Non a caso c’è anche un sostenitore di Pippo Civati, addirittura con un ruolo di peso quale quello di responsabile dell’Economia del partito: si tratta di Filippo Taddei, candidato in Emilia con il terzo arrivato alle primarie. Nessun esponente, invece, di area lettiana né del fronte che ha sostenuto Gianni Cuperlo (per scelta di quest’ultimo). Nel dettaglio gli esponenti vicini al sindaco di Firenze sono Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Stefano Bonaccini, Maria Elena Boschi, Davide Faraone, Alessia Morani, Francesco Nicodemo. Di provenienza “franceschiniana” sono invece Pina Picierno e Chiara Braga. C’è anche Debora Serracchiani, ‘scoperta’ dall’allora segretario Franceschini e poi divenuta sostenitrice di Renzi. Dall’era di Veltroni alla segreteria dem arrivano infine Marianna Madia e Federica Mogherini.
Sul fronte squisitamente politico Renzi non ha perso tempo. Il nuovo segretario del Pd, eletto con il 68% dei voti, ha giocato d’anticipo senza nemmeno aspettare l’assemblea nazionale che lo consacrerà ufficialmente. Lui assicura che “non c’è un braccio di ferro coi gruppi parlamentari”, precisando che “due milioni e novecentomila persone si sono espresse”. Dribblando le domande scomode, ha parlato con una certa spocchia: “Do per scontato che vogliano la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto, il risparmio di spesa per un miliardo. Non farlo sarebbe contraddire le scelte che vengono dalla base. Per questo non sono preoccupato per tensioni che vengono dai gruppi parlamentari”. Sull’ipotesi di togliere la fiducia al governo Letta, il segretario afferma che “non è un tema all’ordine del giorno”. Quanto al rischio di divisioni nel partito, aggiunge: “Cuperlo ha detto cose belle, lavoreremo insieme, non c’è rischio per l’unità del partito, lavoriamo insieme perché i risultati arrivino”. Sarà, nel frattempo i sostenitori di Gianni sono però rimasti fuori dai posti di comando del partito. Renzi ribadisce che la riforma della legge elettorale è una priorità per il Pd: “Dobbiamo uscire dalla logica del rinvio e fare le cose che servono”. In mattinata il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva espresso in una telefonata i suoi complimenti al sindaco di Firenze per il successo riportato nelle primarie del Partito democratico e per l’importante impegno che l’attende. Congratulazioni al neosegretario anche dalla Cgil, con la quale Renzi ha un conto aperto. Susanna Camusso gli ha inviato un messaggio, come da copione. “Nella Cgil, se vorrai e se saprai rispettarne il ruolo di rappresentanza di lavoratori e pensionati, troverai un interlocutore forte, autonomo, propositivo che saprà dialogare ed esprimere sempre con trasparenza e chiarezza, le divergenze come il consenso”. E pure Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, si dichiara “pronto al confronto”. Il leader di Sel Nichi Vendola, nel fare gli auguri a Renzi, lo ha messo in guardia: “L’ostacolo principale che hai di fronte è il governo delle piccole-grandi intese, che sembra un riassunto delle cose non belle della Prima e della Seconda Repubblica messe insieme”. La vera partita è però quella con Enrico Letta.