“Troppo presto, rischiamo la terza ondata”: il report sulle riaperture ignorato dal governo Draghi. “Un altissimo numero di morti in arrivo”

Gli esperti del Cts lo hanno ascoltato nelle stesse ore in cui Draghi in conferenza stampa parlava di rischio "ragionato" per le riaperture

“Troppo presto, rischiamo la terza ondata”: il report sulle riaperture ignorato dal governo Draghi. “Un altissimo numero di morti in arrivo”

Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler, che dal febbraio 2020 studia i numeri dell’epidemia per l’Istituto superiore di sanità, ha fornito al Comitato Tecnico Scientifico un report sulle riaperture. Gli esperti del Cts lo hanno ascoltato nelle stesse ore in cui Draghi in conferenza stampa parlava di rischio “ragionato” per le riaperture e presentava il decreto 22 aprile.

“Troppo presto, rischiamo la terza ondata”: il report sulle riaperture ignorato dal governo Draghi

Il Fatto Quotidiano racconta oggi che Merler spiegava che con l’indice di contagio Rt a 0,72 il 3 aprile, era possibile riaprire meno di un terzo di quanto era stato chiuso senza che il tasso di riproduzione del virus riprendesse a crescere. Secondo Merler “riaperture precoci, entro aprile” anche se Rt resta pari a 1 (l ’ultimo dato, diffuso venerdì ma risalente al 7 aprile, dice 0,81), possono portare a un “costante ma alto numero di morti giornaliere”.

Questo sarebbe invece “estremamente ridotto con  riaperture a valle di un marcato calo dell’incidenza (es. riaperture graduali a partire da inizio-metà maggio, mantenendo Rt<1)”. E concludeva che con l’aumento di Rt a 1,1 l’epidemia “potrebbe non essere facilmente controllabile senza ulteriori restrizioni, soprattutto in caso di riaperture precoci (entro aprile)”. Se salisse a 1,25 rischiamo la “quarta ondata” che “richiederebbe misure importanti per evitare un altissimo numero di morti in breve tempo”.

Ieri invece era stato il fisico Giorgio Sestilia a spiegare perché la zona gialla in tutta Italia dal 26 aprile con il decreto Riaperture non costituiva  un rischio “ragionato” o “calcolato”, come ha detto il presidente del Consiglio Draghi. E se davvero c’è stato un calcolo, come ha detto anche Massimo Galli, i conti non tornano.

Decreto riaperture: perché quello di Draghi non è stato un rischio calcolato o ragionato

Secondo Sestili, che in questi mesi di emergenza coronavirus ha elaborato dati e statistiche sull’epidemia, quello del rischio calcolato è una definizione azzardata. E questo perché finora qualunque modello predittivo ha quasi sempre fallito e già tre volte ci siamo fatti sorprendere dalle ondate di coronavirus. “Meglio quindi parlare di rischio, e basta. Un rischio che il governo ha deciso di assumere sulla base di decisioni giustamente non soltanto scientifiche ma anche politiche, sociali ed economiche.

Che la situazione epidemiologica sia in miglioramento è vero, spiega Sestili: i casi positivi diminuiscono da sei settimane ma la discesa è lenta. I 10-15mila contagi al giorno rappresentano numeri troppo alti dopo un mese di restrizioni, mentre le terapie intensive sono in sofferenza in 11 regioni. In più, non c’è ancora una regione al di sotto della soglia di incidenza che permetterebbe di ricominciare a tracciare i contagi (50 casi ogni 100 mila abitanti).

La campagna di vaccinazione va a rilento

Sestili aggiunge che la campagna di vaccinazione ancora non è in grado di dare effetti sulla riduzione dei contagi. Ovvero 10% di popolazione interamente vaccinata, 23% con una dose. Numeri ancora troppo bassi per arginare la trasmissione del virus.

Proprio sulla protezione delle persone più vulnerabili si basa la valutazione del rischio del governo. Per effetto delle vaccinazioni sugli over 70, la letalità dovrebbe ridursi di circa il 62% a livello nazionale. E oltre al numero dei decessi, diminuirà finalmente la pressione sugli ospedali. Ecco, è proprio questo il punto: il numero dei contagi. Difficile pensare che, a partire da lunedì possano continuare a scendere. D’altronde, se di fronte al dilagare della variante inglese abbiamo dovuto abolire le zone gialle un motivo c’è.

Per il fisico lo scenario più probabile dopo il Decreto Riaperture è quindi quello di una risalita del numero dei casi positivi che colpirà soprattutto i giovani, ma anche la fascia 35-60 anni, ancora troppo lontana da una vaccinazione di massa. Anche proteggendo i più anziani, il virus non può comunque essere lasciato libero di circolare. “Le riaperture di lunedì forse sono inevitabili, ma il rischio è certamente ancora molto alto”.