Respinto l’assalto al Nazareno. Zingaretti mette in riga il Pd. Il successo in Toscana e Puglia frena le correnti dem. E mette al sicuro la leadership del segretario

Non c’è dubbio che uno dei vincitori politici di questa tornata elettorale sia Nicola Zingaretti. Il segretario del Pd si è speso molto per questo appuntamento. Fino all’ultimo ha provato, senza successo, a convincere il M5S ad allearsi in altre Regioni, oltre alla Liguria dove Pd e grillini hanno trovato l’accordo sul nome di Ferruccio Sansa. E con un po’ di amaro in bocca afferma: “Se ci avessero dato retta gli alleati, l’alleanza di governo avrebbe vinto quasi tutte le regioni”. Ma, alla fine, dopo una lunga battaglia combattuta praticamente in solitaria ha respinto l’assalto di Salvini e ha tenuto in tre Regioni (Campania, Puglia, Toscana) con più che buone performance. Al Nazareno non avevano mai smesso di credere che il pareggio sarebbe arrivato: un 3 a 3 in grado di blindare la segreteria di Zingaretti e far tirare un sospiro di sollievo a Palazzo Chigi.

Il leader leghista con Susanna Ceccardi ha tentato di espugnare il tradizionale fortino della sinistra ma ha fallito. Eugenio Giani ha vinto con quasi il 49% sostenuto da tutti i partiti del centrosinistra compresa l’Italia viva di Matteo Renzi. Che in altre Regioni (Liguria, Veneto, Puglia) ha presentato candidati alternativi. La creatura dell’ex premier al debutto in queste elezioni però a casa sua manifesta tutti i suoi limiti. Il Pd risulta il primo partito con il 35%, fagocitando Renzi che insieme con +Europa di Calenda supera appena il 4%. Per il senatore renziano Francesco Bonifazi “Iv alla prima prova elettorale risulta già decisiva”. Immediata la reazione del dem Nicola Oddati: “Infantili e pleonastiche dichiarazioni. Tutti sono decisivi, in proporzione. Poi, appunto, dipende dalla proporzione”.

Stravince il dem Michele Emiliano sul candidato di FdI in Puglia. Il governatore uscente si riconferma col 47% sul 39% di Raffaele Fitto. Giorgia Meloni si consola con le Marche con Francesco Acquaroli che batte il candidato di centrosinistra Maurizio Mangialardi. Riconfermati i governatori uscenti del centrodestra di Liguria e Veneto (Luca Zaia e Giovanni Toti) e della Campania, appunto, dove il candidato Pd Vincenzo De Luca ha stravinto su Stefano Caldoro. Stando alle prime proiezioni: De Luca è attorno al 67% mentre il suo rivale si ferma al 16%. Un’eventuale sconfitta dei dem in Puglia e in Toscana, secondo molti nel partito, avrebbe richiesto un cambio nella segreteria e la definitiva sconfessione di una strategia: quella dell’alleanza con i Cinque Stelle.

Con la minoranza che già sostiene Stefano Bonaccini come prossimo leader pronta a inoltrare richiesta di un congresso anticipato. Ma queste ora sono tutte chiacchiere fomentate – si narra – anche da Renzi a cui il presidente della Regione Emilia-Romagna ha teso una mano. Il Pd dunque esce da queste competizioni a testa alta e c’è già chi è convinto che presto passerà all’incasso sul Mes, i decreti sicurezza, la legge elettorale. Si vedrà. Per ora Zingaretti rimane ben saldo alla guida del Nazareno e rilancia sull’alleanza con i pentastellati: “Il risultato era a portata di mano. Credo ci sia stato il sostegno anche di molti elettori M5S. Il tema di come dare ora forma a un’alleanza più forte si pone”. Parole che trovano una sponda in Luigi Di Maio che ammette: queste elezioni “potevano essere organizzate diversamente e anche per il Movimento, con un’altra strategia”.

Con il ministro degli Esteri, Zingaretti pare in sintonia anche su molto altro. Il rimpasto? “Non cado in questo tranello. Ora la priorità è quella di spendere bene i miliardi dei fondi Ue”, dice il segretario del Pd. Che ha vinto anche decidendo di schierarsi a favore della storica battaglia M5S per il taglio dei parlamentari. Con un Pd e un M5S più forti a Palazzo Chigi si festeggia. “Chi voleva far cadere il governo ha perso”, sentenzia soddisfatto Zingaretti. A cui gli amici dedicano un video con la canzone di Vasco che canta “Io sono ancora qua”.