Restyling del San Siro. WeBuild promette lavori finiti in due estati

Il "vecchio" Stadio San Siro di Milano può essere ristrutturato, lavorando durante l’estate, per un periodo di almeno due anni.

Restyling del San Siro. WeBuild promette lavori finiti in due estati

Il “vecchio” San Siro? Può essere ristrutturato, lavorando durante l’estate, per un periodo di almeno due anni. A svelare “l’incredibile” verità, ieri, il Dg di WeBuild, la società che si sta occupando (pro bono) dello studio di fattibilità della riqualificazione del Meazza, Massimo Ferrari (nella foto), ai microfoni della TgSport della Rai. Secondo Ferrari si potrebbe “lavorare sostanzialmente da giugno ad agosto, al limite chiedere di spostare una partita, l’ultima o la prima, se è necessario”. Una notizia “sconvolgente”, che arriva dopo anni passati a sentirsi dire da Milan e Inter che servivano due nuovi impianti, perché i club non potevano permettersi di giocare lontano dal Meazza per anni e che riammodernare lo stadio sarebbe stato antieconomico. Ora la solfa sembra cambiata. Potenza di WeBuild…

Il “vecchio” Stadio San Siro di Milano può essere ristrutturato, lavorando durante l’estate, per un periodo di almeno due anni

Tornando alla ristrutturazione, per Ferrari gli interventi riguarderanno anche la famosa area vip, la quale dovrà essere potenziata. Sul come, sarebbero allo studio varie ipotesi. “Per aumentare le entrate bisogna lavorare sulla clientela vip e sugli sponsor, sui servizi accessori che si possono costruire al di fuori, o in prossimità dello stadio”, ha detto Ferrari. Tre le soluzioni possibili per la collocazione dell’area vip: crearla tra il primo e il secondo anello; “utilizzare in parte” quello spazio e “in parte svilupparla all’esterno”, oppure “svilupparla solo all’esterno con un accesso preferenziale al campo”, chiarisce il Dg.

E mentre si fa sempre più concreta l’ipotesi del mantenimento del vecchio San Siro (ma si dovrà capire bene chi pagherà cosa e se il Comune passerà la proprietà dell’impianto a Milan e Inter e a che prezzo), si sciolgono come neve al sole le ipotesi degli impianti fuori dalla cintura urbana. A partire dal paventato stadio nerazzurro a Rozzano. Ieri, intervistato dal sito Numero Diez, il sindaco di Rozzano, Giovanni Ferretti ha rivelato di non avere più notizie dei dirigenti nerazzurri da ottobre, quando aveva incontrato l’ad Alessandro Antonello. “Apprendo le novità sul tema stadio dai giornali – ha detto – L’Inter non ci ha avvisato di nulla, siamo fermi all’incontro di ottobre. La prelazione sul terreno a cui è interessata l’Inter per lo Stadio scadrà il 30 aprile e credo che quella data possa essere decisiva. Se non ci saranno novità, vorrà dire che Rozzano sarà abbandonata come idea per costruire lo stadio”.

“Se ci dovesse essere una proroga o, come mi auguro, uno studio di fattibilità, allora vorrà dire che le intenzioni sono serie”, ha aggiunto il primo cittadino, “Inter e Milan hanno manager capaci che sapranno fare la scelta migliore. Rozzano non ha mai avuto uno stadio, quindi mal che vada si rimarrà come sempre, anche se io mi auguro che la scelta dell’Inter possa ricadere sulla nostra città”. Inoltre 4 giornio fa, in un’infuocata seduta del consiglio comunale, era stata presentata la richiestra da parte di M5S e del Pd di un referendum sull’impianto. Non certo le condizioni migliori per far continuare a sperare quanti si erano illusi che quella prelazione siglata dall’Inter sui terreni dei Cabassi fosse un’opportunità reale.

Secondo lo studio di fattibilità durante i lavori sarebbe a rischio soltanto una partita per ogni campionato

Un’illusione soprattutto perché fino a maggio 2024 i neroazzurri sono destinati a rimanere praticamente paralizzati. Fino a quando, cioè, non arriverà a scadenza il prestito che il presidente dell’Inter Zhang dovrà restituire al fondo Oaktree. Soldi che Zhang non ha. E se non dovesse onorare il debito, la squadra passerà al fondo. Difficile pensare che un presidente indebitato possa decidere un’operazione onerosa come la costruzione di un nuovo impianto. E se i neroazzurri piangono, i rossoneri non ridono. Contro l’ipotesi dell’impianto milanista a San Donato ieri il comitato No Stadio ha inviato una missiva ai vertici dell’Eni (l’ex società del presidente Scaroni, quella che a Scaroni, presidente del Milan, ha ceduto alcuni terreni necessari per lo stadio, a una cifra rimasta segreta).

Nella missiva il Comitato sollecita l’azienda a effettuare “una valutazione dal punto di vista della sicurezza dei dipendenti durante le partite e i grandi eventi infrasettimanali; una valutazione delle interferenze di mobilità che subiranno i dipendenti, sui rischi per la salute e la sicurezza in itinere dei lavoratori e sui disagi associati all’enorme cantiere che, irrimediabilmente, peggiorerà la situazione” nei pressi degli edifici aziendali per diversi anni.