Retribuzioni da fame, il 43% degli over 35 guadagna meno di 10mila euro l’anno nel Lazio

Il 43% degli under 35 nel Lazio ha retribuzioni annue inferiori ai 10mila euro a causa di precarietà e discontinuità lavorativa.

Retribuzioni da fame, il 43% degli over 35 guadagna meno di 10mila euro l’anno nel Lazio

L’occupazione a Roma e nel Lazio aumenta, è vero. Ma il lavoro è sempre più di bassa qualità dal punto di vista dei dipendenti, soprattutto quelli più giovani. Sempre più precari e con retribuzioni estremamente basse. A dimostrarlo è il report della Cgil di Roma e del Lazio nel quale si evidenzia che il 43% degli under 35 nel Lazio non arriva neanche a 10mila euro lordi l’anno, cioè tra i 500 e i 600 euro netti al mese. 

L’elaborazione, effettuata sulla base dei dati Inps del settore privato non agricolo del 2022, mostrano che ben 227.920 lavoratori giovani del Lazio hanno una retribuzione annua sotto i 10mila euro. E la maggior parte di loro non supera neanche la soglia dei 5mila euro annui. Ancora più critica la situazione per le donne under 35: nel 48,2% dei casi la loro retribuzione è inferiore ai 10mila euro, contro una media del 38,6% per gli uomini. 

Natale di Cola, segretario della Cgil Roma e Lazio, sottolinea come si commenti molto spesso con entusiasmo “l’aumento del numero degli occupati”, ma intanto “non si presta attenzione alla qualità dell’occupazione”. La crescita delle persone occupate, evidenzia Di Cola, non porta a un miglioramento della qualità dell’occupazione, anzi sono ancora più forti le “storture del mercato del lavoro della Capitale e del Lazio”. 

Retribuzioni da fame per gli under 35 nel Lazio

Il report evidenzia come il 27% degli under 35 abbia una retribuzione fino a 5mila euro, contro una percentuale del 12% per i lavoratori con più di 35 anni. Tra i 5mila e i 9.999 euro troviamo invece il 16% degli under 35, contro una media del 10% sopra questa età. Le percentuali si invertono salendo a retribuzioni superiori ai 25mila euro l’anno: solo il 17% degli under 35 ha questi salari, contro il 40% degli over 35. 

In linea di massima la percentuale di persone con bassa retribuzione è più alta tra le donne: fino a 5mila euro troviamo il 24,6% di lavoratori under 35 e il 30,7% delle donne; tra i 5mila e i 9.999 invece la percentuale è del 14% tra gli uomini e del 17,5% per le donne. Sopra i 15mila, invece, si inverte il trend. 

Come sono cambiati i salari nel Lazio

I salari fino a 5mila euro sono in preoccupante aumento nel Lazio. Nel 2014 erano 122mila, poi sono saliti fino a un picco di 158mila (nel 2020, in pieno Covid) per poi riscendere leggermente a quota 145mila nel 2022. Simile il trend per le retribuzioni tra i 5 e i 10mila euro: nel 2014 erano 75mila, con un picco di 89mila nel 2020 (in pandemia) e ora un dato che si attesta a 82mila lavoratori. 

In totale nel 2024 erano 197mila gli under 35 a guadagnare meno di 10mila euro l’anno, mentre nel 2022 si è saliti a quasi 228mila, ovvero circa il 15% in più. Inoltre, rispetto al 2014, il 31% dei nuovi occupati si trova in questa fascia, bassa, di retribuzione. 

Retribuzioni basse per i giovani, vince la precarietà 

I salari così bassi sono dovuti all’alto livello di precarietà dei giovani. Il 54% degli under 35 con retribuzione sotto i 10mila euro ha lavorato massimo tre mesi durante l’anno. Poi il 25% tra i tre e i sei mesi, il 17% tra i sei mesi e l’anno solo il 4% per l’intero anno. Il 27% di chi guadagna meno di 10mila euro tra i giovani ha un contratto a tempo determinato full time, il 34% un determinato part time, il 10% un indeterminato full time, il 4% un contratto stagionale full time, il 21% un indeterminato part time e il 4% uno stagionale part time. Complessivamente, il 59% degli under 35 con retribuzioni basse ha contratti part time e il 61% è a tempo determinato. 

Infine, per quanto riguarda i settori, l’incidenza maggiore di lavoratori under 35 sotto i 10mila euro si registra per le attività artistiche, sportive e di intrattenimento (70%), per le attività di alloggio e ristorazione (63%), per le attività di servizi e di noleggio e agenzie di viaggio (53%) e, ancora, per i servizi di informazione e comunicazione (52%). Negativi anche i dati (superiori al 30%) per costruzioni, commercio, immobiliare, istruzione e sanità.