Revelli: “Non tutti i governi sono uguali, questo è inqualificabile”

"Landini imperdonabile. Che autogol l'invito alla Meloni. Per il politologo Marco Revelli è stato un errore lasciarle la ribalta.

Revelli: “Non tutti i governi sono uguali, questo è inqualificabile”

Professore Marco Revelli, storico e politologo, come valuta l’intervento della premier Giorgia Meloni al congresso della Cgil?
“Se devo dare un giudizio sulla vicenda dico grazie a quella trentina di delegati e delegate che hanno salvato l’anima della Cgil alzandosi e abbandonando la sala. Quello che mi chiedo è cosa sia passato mai per la testa di Maurizio Landini (segretario generale della Cgil, ndr) per fare questa sciocchezza dell’invito alla Meloni. Io Landini lo conosco, gli sono stato vicino nel periodo della Fiom e in quello dello scontro con Marchionne, ma ora devo dire che non lo riconosco più. Probabilmente la carica trasforma gli uomini. Ma quello che ha fatto è una solenne sciocchezza perché ha offerto alla signora Meloni in un momento di estrema difficoltà, come immagine personale e politica, un podio sul quale accreditarsi come politica coraggiosa. È stato un errore strategico. Tra l’altro si tratta del capo di un governo che sta facendo un frontale nei confronti dei sindacati. E a pochi giorni da quella ferita gravissima che è stata Cutro e il seguito di pessimo gusto della festa di Matteo Salvini. Offrire la platea della Cgil a una figura di questo tipo è a mio avviso un segno di incapacità politica. Landini dice ‘noi abbiamo invitato i capi di tutti i governi’. Ma dimentica che questo non è un governo come tutti gli altri ma ha alla guida una che è stata allieva di Giorgio Almirante, che era lo sponsor della difesa della razza, il firmatario dei manifesti che ordinavano la fucilazione dei renitenti alla leva repubblichina. È un governo che ha nel proprio dna il peggio della storia politica italiana. Non puoi infliggere alla platea della Cgil una tale penitenza. Una tortura per chi è stato costretto ad ascoltare in silenzio il soliloquio della Meloni. Il modo giusto è stato quello di chi ha abbandonato la sala. È stato questo un gesto di grande profilo politico. Se l’avessero fischiata lei se lo sarebbe appuntata probabilmente come medaglia. L’abbandonare la sala in silenzio, lasciando quel peluche che le ricorda chi è, è stato un grande gesto. Mi spiace che fosse un gesto non condiviso anzi probabilmente considerato deviante dalla leadership della Cgil, ovvero dal suo capo. Che tra l’altro l’ha presentata con quel discorso…l’ascolto di tutte le idee. Ma ce lo ricordiamo Pertini quando dice che il fascismo non è un’idea ma un crimine? Landini se lo ricorda? Diventare segretario generale della Cgil comporta una metamorfosi così radicale?”.

Tra l’altro Meloni ha ribadito tutta la sua linea antitetica a quella della Cgil: no al Reddito di cittadinanza, no al salario minimo…
“Lei ha fatto la sua parte, approfittando dell’insipienza altrui. Ha abusato di quella platea infliggendole i propri messaggi e sapendo che per ordini superiori non poteva reagire. È stato terribile. Landini ha preparato un terribile funerale per la Cgil”.

La premier si è presentata il giorno dopo il varo di una riforma fiscale considerata una resa agli evasori, con le sanzioni penali e amministrative più leggere, e in alcuni casi cancellate, per chi non ha pagato le tasse. Una riforma che prevede che sarà tollerata l’evasione di necessità.
“Uno schiaffo all’Italia che suda e lavora. A favore della parte alta della piramide sociale e degli evasori, grandi e piccoli”.

La sinistra si porta dietro il marchio del partito delle tasse. Su quali presupposti dovrebbe basarsi la sua proposta di riforma fiscale?
“Una riforma fiscale equa dovrebbe in qualche modo rompere questo paradosso italiano per cui gli unici che pagano le tasse, perché non possono sfuggire neanche di un centesimo, sono i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Mentre il resto del Paese vive con la legge della giungla secondo cui il più forte riesce ad arraffare di più, senza pagare il giusto. La proposta di questo governo va nella direzione ostinata e contraria: continua a pesare sul lavoro dipendente e con la flat tax favorisce tutti gli altri. Una proposta, infine, che mette in discussione i principi costituzionali in questa materia”.
Il governo dice che “si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva”.
“Ma che vuol dire? Si deve rivendicare una politica fiscale che sia giusta. Che restituisca il maltolto a chi è stato depredato e sanzioni i depredatori. Questo Paese è pieno di ingiustizie fiscali. Questa fiscalità è indifendibile per il modo in cui pesa su grande parte della società. Non solo sulla parte che sta in basso, falcidiata soprattutto dalle imposte indirette, come le accise sulla benzina e l’Iva che è una tassa spaventosamente ingiusta, lineare, che colpisce chi ha una pensione sociale di 400 euro come chi guadagna 400 milioni. Ma anche il ceto medio è stato duramente colpito da questa fiscalità. Ma non è certo questo governo che cambia questa situazione. La fiscalità deve essere giustificata dalla qualità dei servizi che non è assolutamente assicurata. Il miglior modo per rendere accettabili le tasse è quello di far corrispondere a queste degli adeguati servizi e così non è purtroppo”.

Ritorniamo al congresso della Cgil. Il giorno prima della Meloni erano intervenuti Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) che si sono ritrovati su alcune battaglie comuni. C’è vita a sinistra?
“Credo ci sia un embrione di risveglio significativo che ha alcuni punti importanti sia nelle manifestazioni all’insegna dell’antifascismo sia nelle risposte che sono state date agli atti mostruosi messi in atto dai vari ministri, da quello dell’Interno Piantedosi a quello dell’Istruzione non più pubblica, Valditara. Con un ribaltone alle primarie del Pd c’è una segretaria finalmente combattiva. Il duello in Parlamento della Schlein con la Meloni è stato un grande segnale di vita, purtroppo controbilanciato negativamente dalla Cgil ieri da cui ci si aspettava un posto di primo piano nella costruzione di un’opposizione all’insegna anche dell’antifascismo che invece è venuto meno. Gli applausi arrivati al delegato che ha detto ‘non mi è piaciuta’ la dicono lunga su quale violenza sia stata fatta su quella platea. Questo vuol dire che chi vuole difendere l’Italia repubblicana nata dalla Resistenza ieri ha visto una Cgil che non stava da quella parte”.

La Meloni ha condannato l’assalto squadrista alla sede della Cgil.
“Ovvio che spenda qualche parola per non dover difendere l’indifendibile ma le sue amicizie personali con alcuni dei protagonisti di quell’assalto squadrista rimangono. Nessuno le dimentica”.