Ricciardi ormai è senza… Speranza. Fosse per lui chiuderebbe tutto. Sala e De Magistris scrivono al ministro della Salute. Per sapere se il virologo parli per sé o a suo nome

Lo ripete da giorni, come un mantra, il consulente del governo e professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore Waler Ricciardi: ritiene essenziale una nuova chiusura totale, almeno per il capoluogo lombardo. I numeri non sono certo confortanti, il virus continua a correre, ma di pari passo non si placano le proteste contro le chiusure decise dal Governo. Figuriamoci cosa accadrebbe con un lockdown totale, sia sul versante economico che su quello dell’ordine pubblico. Ne sono ben consapevoli il sindaco di Milano Giuseppe Sala e quello di Napoli Luigi de Magistris – che già ha le sue grande con il governatore della sua regione Vincenzo De Luca, altro fan della chiusura tout court – che ieri hanno scritto una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere chiarimenti sulle affermazioni fatte da Ricciardi “per chiedergli se quella è un’opinione del suo consulente o è un’opinione del ministero”.

Il lockdown, per il sindaco Sala, in questo momento sarebbe “una scelta sbagliata”. E argomenta: “è nelle mie responsabilità, io ragiono con la testa e col cuore, guardo i dati: oggi abbiamo meno di 300 terapie intensive, ne abbiamo avute 1.700, sono in crescita ma stiamo facendo dei sacrifici, vediamo cosa succederà”. In Lombardia le conseguenze della crisi stanno diventando vere e proprie piaghe sociali: secondo un rapporto della Caritas Ambrosiana, presentato ieri, la pandemia ha portato nuova povertà o ha peggiorato la situazione di chi già era in difficoltà: sono 9 mila gli impoveriti da Covid e secondo i dati del nuovo booklet di Assolombarda, il prodotto interno lordo lombardo sarà in flessione del 10,2% a fine anno ma con un rimbalzo del 6,9% previsto nel 2021.

“Bisogna stare molto attenti, le parole possono avere l’effetto di un detonatore o di una pentola a pressione. Il momento è molto delicato. In questo momento le parole possono avere un effetto scatenante su tensioni che sono palpabili in alcune comunità. Se parliamo di lockdown, che è una misura molto pesante, sarebbe più prudente e opportuno farlo nei luoghi istituzionali e insieme Governo nazionale, Regioni e Comuni”. Osserva, da parte sua, il sindaco di Napoli de Magistris. “Se ho parlato con Ricciardi? No, ci siamo sentiti presto stamattina io e Beppe Sala e abbiamo convenuto di scrivere questa lettera al ministro molto garbata. Abbiamo chiesto al governo se ha informazioni che non abbiamo di farcele sapere: se avete dei dati che rendono ormai necessario il lockdown, noi ci incontriamo anche stanotte e si decide insieme”.

E ancora: “Io credo che, se non c’è un immediato rallentamento della curva esponenziale, il lockdown sia questione di giorni, non so quanti. Dipende da quello che ci dicono le strutture tecniche, il sindaco non è un virologo, almeno non io e nemmeno Sala”, ha aggiunto l’ex Pm, ricordando che “ci sono delle strutture che si chiamano Istituto superiore di sanità. Comitato tecnico scientifico, Protezione civile nazionale e Protezioni civili regionali, Unità di crisi regionali, che dovrebbero puntualmente informarci invece che annunciare misure a mezzo stampa. Io direi: meno parole esplosive e più collaborazione istituzionale. La cosa che mi lascia un po’ perplesso è che stiamo vedendo un po’ le immagini di 7 o 8 mesi fa, questa improvvisazione ci lascia un po’ perplessi”. De Magistris esclude in ogni caso l’ipotesi che il comune possa pensare di disporre un lockdown “perché – dice – per Napoli e Milano è impensabile. La mia idea è deciderlo insieme, se si vuole fare. Questa decisione non può prenderla un sindaco da solo”.