Ricercatori e scienziati italiani in prima fila nella sfida anti-Covid. Speranza: “Stiamo investendo molto sul vaccino. Le prime dosi arriveranno entro la fine dell’anno”

“Stiamo investendo molto sul vaccino perché lo riteniamo la soluzione vera a cui l’Italia, l’Europa e tutti i Paesi del mondo stanno lavorando”. E’ quanto ha ribadito oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, a propositi dello sviluppo di un vaccino anti-Covid. “Abbiamo costruito un’alleanza – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo -, in modo particolare con Germania, Francia e Olanda, per rafforzare la proposta europea in campo di vaccini e siamo convinti che tutti i tentativi che sta facendo il mondo scientifico possano, in un tempo che ci auguriamo sia il più breve possibile, portare dei risultati”.

“L’accordo più importante – ha detto ancora Speranza -, che è stato chiuso nelle ultime ore, è quello con AstraZeneca. Sto parlando del vaccino di Oxford, il cui vettore virale verrà fatto a Pomezia, quindi in Italia, il cui infialamento avverrà ad Anagni, ancora una volta in Italia. Oggi è un candidato vaccino, quindi ci vuole grande prudenza”. Da qui, Speranza evidenzia che “l’Italia è protagonista in prima fila in questa battaglia fondamentale, mondiale per i vaccini. I nostri ricercatori, i nostri scienziati sono in prima fila dentro questa sfida”.

“Il contratto – ha aggiunto il ministro della Salute – prevede che se le cose andranno bene, se ci sarà una validazione, i dati al momento sono incoraggianti, potremo avere le prime dosi già entro la fine dell’anno e poi ancora l’inizio dell’anno successivo. Dobbiamo insistere e continuare ad investire perché il vaccino è la soluzione vera al problema che abbiamo di fronte”.

La Commissione europea auspica che le prime disponibilità di dosi del vaccino Oxford arrivino per novembre e che l’accesso al farmaco sia universale. La Commissione ha firmato un contratto che consente ai Paesi membri di comprare 300 milioni di dosi con l’opzione di altre 100. Inoltre, dopo la garanzia da 400 milioni di euro a sostegno della ricerca al partenariato Covax, la prossima settimana l’Esecutivo Ue e l’Oms dovrebbero lanciare una nuova mobilitazione di risorse a favore dell’acceleratore Act dell’Oms, nato per l’accesso equo al vaccino.

Ma a non credere che si possa rispettare il termine indicato da Speranza, cioè un vaccino pronto entro la fine del 2020, è Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, che a SkyTg24 ha spiegato che creare un vaccino è “una cosa estremamente complicata” e che purtroppo “non ha tempi comprimibili”. “La fase cosiddetta di sicurezza di un vaccino – ha aggiunto Grisanti – dura circa un anno e mezzo o due solo quella, perché bisogna darlo a circa centomila persone in tutto il mondo. Questi sono tempi non comprimibili. Capisco l’esigenza e l’aspettativa, però non vorrei che si prendesse una scorciatoia, perché ogni scorciatoia che prendiamo aumenta il rischio o che il vaccino non sia efficace o che abbia degli effetti indesiderati. Si diceva che sarebbe stato pronto a dicembre, adesso si parla della fine dell’anno prossimo. Alla fine dell’anno prossimo si dirà fra altri sei o sette mesi, perché i tempi sono quelli. Un vaccino sicuro, testato con efficacia avrà quei tempi. Secondo me lo avremo nel 2021”.