Rifiuti abruzzesi coi conti truccati. Consorzio pubblico nella bufera. Accuse di falso in bilancio e peculato per l’Ad. Scelto da D’Alfonso (Pd) e confermato da Marsilio (FdI)

Per la gestione dei rifiuti nell’aquilano e nel pescarese la Procura della Repubblica del tribunale di Sulmona, in provincia dell’Aquila, chiede il rinvio a giudizio dell’amministratore unico del Cogesa, Vincenzo Margiotta accusato di falso in bilancio e peculato. Avvocato di Pratola Peligna (Aq), Margiotta venne eletto a giugno 2017 dalla cordata di sindaci soci guidati da Andrea Gerosolimo, ai tempi assessore regionale alle aree interne della Giunta di Luciano D’Alfonso. Stando alla relazione tecnica consegnata al procuratore, Giuseppe Bellelli (nella foto), Margiotta avrebbe attestato un utile inesistente, celando perdite per circa 371mila 500 euro, nonostante i rilievi della società di controllo Treser water yees school, del collegio sindacale e di un amministratore locale.

Così l’assemblea dei sindaci Cogesa sarebbe stata indotta ad approvare un bilancio passivo, ma prospettato come attivo nel 2018. E i soci della partecipata attendono ancora il bilancio 2019 e il parere degli organi di controllo per l’approvazione. “Il bilancio è pronto” annuncia Margiotta almeno dai primi di agosto. Per l’ipotesi di peculato, gli inquirenti di Polizia e Guardia di Finanza contestano all’indagato rimborsi per 23 mila 900 euro su circa 44 mila chilometri che avrebbe percorso con l’auto personale per spostamenti da precisare. L’avvocato Alessandro Scelli, difensore dell’indagato, ipotizza una violazione del segreto istruttorio riguardo alla notizia diffusa dagli organi di stampa sulla richiesta di rinvio a giudizio che, corredata da un contestuale decreto di fissazione di udienza preliminare, a detta del legale non sarebbe stata ancora notificata né a Margiotta né al difensore di fiducia.

CRONOSTORIA DISASTROSA. Cogesa è una delle più importanti società partecipate d’Abruzzo, al centro del nuovo sistema di smaltimento di rifiuti voluto dalla Regione Abruzzo. La partecipata serve ben 65 Comuni ed è stata riorganizzata con l’approvazione, in consiglio regionale nel 2017, dell’adeguamento del Piano di gestione dei rifiuti. Gli impianti della società, insieme a quelli di altri 2 ex consorzi sono stati spesso chiamati a coprire l’emergenza rifiuti di Roma capitale. I problemi veri per la società sono cominciati con il bando milionario dell’agosto 2018 per reperire mezzi per la raccolta. Il 24 novembre dello stesso anno è stato incendiato, con l’impiego di accelerante, il deposito mezzi dell’azienda.

Il primo febbraio 2019 un tentato incendio ha danneggiato l’auto del coordinatore generale della società è sua la firma sul famoso bando di agosto. Non è stato possibile verificare invece l’origine dolosa di un altro tentato incendio che a marzo scorso, durante il lock down e in pieno giorno, danneggiò l’auto di una delle segretarie della società. A giugno è stata sequestrata una piattaforma ecologica e una porzione del centro raccolta, operazione eseguita dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Pescara nell’ambito dell’inchiesta sui miasmi emessi dall’impianto di smaltimento Cogesa. Il sequestro della struttura, dedicata ai rifiuti ingombranti, sarebbe stato disposto per mancanza di autorizzazione urbanistica e perché il permesso rilasciato dal Comune di Sulmona non era per costruire.