Riforme

di Gaetano Pedullà

Non si fa il pieno di voti che ha fatto Renzi senza essere credibili. Dunque se il premier dice che si rispetteranno le scadenze e per le politiche si andrà a votare nel 2018, dovremmo crederci. Lasciamo perdere precedenti famosi, come #enricostaisereno o la solenne promessa “Mai al Governo senza passare dalle urne”. Sappiamo com’è andata a finire. Ma a guardare il risultato di Europee e amministrative, il dubbio che si torni presto ai seggi è legittimo. Un’onda così forte in politica non capita spesso. E l’exploit di questi giorni non modifica un granché gli equilibri in Parlamento. Certo, qualche senatore potrebbe farsi tentare e cambiare schieramento, andando a rafforzare la risicata maggioranza che sostiene l’Esecutivo. Ma i grandi numeri non cambiano e il percorso delle riforme resta accidentato, nel precario equilibrio dei rapporti con gli alleati ufficiali – il minuscolo Ncd e i fantasmi di Scelta civica – e soprattutto l’alleato delle grandi partite, a cominciare dalla riforma del Senato e dall’Italicum: Forza Italia. Con equilibri tanto delicati Renzi può fare veramente le riforme che ha promesso? Può cambiare davvero verso al Paese? Può aspirare sul serio a diventare il Tony Blair italiano? La risposta è no. E il nostro Presidente del Consiglio è il primo a saperlo. Dall’altro lato, i parlamentari delle formazioni minori, capito che usciti dalle Camere non c’è modo di tornarci, saranno più attenti a fare scherzi. Forza Italia, inoltre, è tutta da riorganizzare e per farlo c’è bisogno di tempo. A Renzi conviene lasciare questo vantaggio agli avversari? Se Machiavelli potesse dare un consiglio al Principe, la risposta sarebbe no.