Riforme, nel Partito democratico è pace a metà. Oggi gli emendamenti per superare l’impasse. Tiepida apertura sull’elettività dei senatori

 

di ALESSANDRO RIGHI

Quella che sembrava solo un’ipotesi, ora sembra concretizzarsi. Il premier Matteo Renzi ha infatti aperto all’accordo con la minoranza sulle riforme costituzionali, che ora pare essere in dirittura d’arrivo. Il clima, dunque, pare distendersi in vista del “momento caldo” per l’approvazione della riforma costituzionale, ovvero quando il presidente del Senato, Pietro Grasso, scioglierà le sue riserve sull’articolo 2. IL CLIMA I segnali di distensione sono arrivati ancora una volta dalle parole dell’ex segretario Pier Luigi Bersani, il quale in Transatlantico ha confermato la possibilità di una nuova intesa sulle riforme: “Leggo alcune cose sui giornali e voglio dire: smettiamola con i giochini da bambino, fare a ‘chi vince e chi perde’ mi pare un pò infantile. Se, come pare, la formula costituzionale usata sarà nella sostanza quella secondo cui scelgono gli elettori e il consiglio regionale ratifica, o prende atto, noi avremo un Senato elettivo”. Quello che, insomma, la minoranza chiede da mesi. Eppure c’è chi ancora non si fida. E allora i dissidenti, pur nel clima di presunta riappacificazione, hanno comunque deciso, dopo una riunione, di presentare i loro emendamenti, dato che ancora si attende che Grasso si pronunci sull’emendabilità dell’articolo 2. LA TRATTATIVA Insomma, pace fatta ma prevenire è meglio che curare. Intanto il Pd sta lavorando a una decina di emendamenti di mediazione, che riguarderanno diversi punti del ddl riforme e non solo quello relativo alla scelta dei senatori/consiglieri (comma 5 dell’art.2) e che saranno presentati, entro oggi alle 9, a firma dei capigruppo della maggioranza che sostiene il governo. Una mediazione che, si apprende, se venisse incontro anche alle richieste della Lega potrebbe “dissuadere” Roberto Calderoli dalla presentazione di una mole di emendamenti in Aula. ANCORA SCONTRI Intanto, nella giornata di ieri a tenere banco sono stati i nuovi scontri tra forze di opposizione e Grasso che, dato il gran numero di richieste di intervento, 110, in apertura di seduta ha “armonizzato” i tempi della discussione, che si concluderà oggi, riducendo a dieci minuti la durata di ogni intervento. Decisione che ha destato le proteste delle opposizioni contro chi l’ha chiamata la nuova tagliola. Alcuni senatori dei partiti di minoranza, infatti, hanno accusato il presidente del Senato di aver tagliato la durata degli interventi a causa delle pressioni della maggioranza. Tanto che Calderoli, Mario Mauro (Gal) e Lucio Malan di Forza Italia hanno addirittura espresso solidarietà a Grasso per le “indebite e inedite” pressioni di Renzi sull’ammissibilità degli emendamenti. Ma il presidente del Senato ha chiarito: “Tutto avrei potuto immaginare, tranne che una decisione che è frutto di prerogative presidenziali potesse essere interpretata come un cedimento a eventuali pressioni”. Insomma, nonostante i segnali di distensione, il clima resta infuocato.