A Rigopiano non fu il terremoto. Cade la tesi degli imputati. Ma dopo 5 anni il processo non parte. Nell’hotel morirono 29 persone

A cinque anni di distanza dalla tragedia di Rigopiano i familiari delle 29 vittime sono ancora in attesa di un processo.

A Rigopiano non fu il terremoto. Cade la tesi degli imputati. Ma dopo 5 anni il processo non parte. Nell’hotel morirono 29 persone

A cinque anni di distanza dalla tragedia di Rigopiano (qui tutti gli articoli sul caso) i familiari delle 29 vittime sono ancora in attesa di un processo. Oggi la ricorrenza del disastro, di quella valanga che il 18 gennaio 2017 travolte il resort di lusso in provincia di Pescara, trasformandolo in una trappola per 40 persone, tra ospiti e dipendenti.

Mentre nelle aule di tribunale ancora non viene fatta luce su quel dramma, uno studio dell’Università di Trento però smentisce la tesi degli imputati che tutto sia stato causato dalle quattro scosse di terremoto (leggi l’articolo), di magnitudo 5.1, registrate nella zona e che dunque si sia trattato di un evento imprevedibile. Un’analisi che sembra blindare l’accusa.

IL PUNTO. Gli imputati sono 30 e il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, sta attendendo una perizia che ha disposto sulle possibili cause di innesco della valanga, i tempi di verificazione, l’entità e i suoi effetti sul territorio. Un elaborato affidato a tre docenti del Politecnico di Milano, gli ingegneri Claudio e Marco Di Prisco e al nivologo Daniele Bocchiola.

Il 28 gennaio il gup dovrà decidere se rinviare a giudizio, come chiesto dal pm, l’ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico, unico imputato ad aver scelto il rito ordinario, mentre saranno più lunghi i tempi per gli altri 29 (leggi l’articolo), che hanno scelto un processo in abbreviato, allo stato degli atti. Per l’Università di Trento, che ha appena pubblicato il suo studio sulla rivista Matter, non esiste evidenza scientifica di correlazione tra il terremoto e la valanga a Rigopiano, precisando che tali fenomeni producono sovraccarichi sul manto nevoso preesistente equivalenti solo a pochi centimetri di neve fresca.

La valanga che ha travolto il resort causando la morte di 29 persone, per il prof. Nicola Pugno, sarebbe dunque stata dovuta essenzialmente alla fitta nevicata, tre metri, caduta nelle 72 ore precedenti. Il prof. Pugno e il prof. Giorgio Rosatti hanno ricevuto l’incarico quali periti di parte da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, che assiste, insieme all’avvocato Andrea Piccoli, del foro di Treviso, il superstite Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo, e la figlia Gaia, di 10 anni.

LA TESTIMONIANZA. Matrone è rimasto sepolto nell’hotel per 62 lunghe ore, ha perso la moglie Valentina Cicioni, una delle 29 vittime, e ha riportato menomazioni gravi e invalidanti agli arti. “Quest’accurata perizia realizzata da uno dei massimi esperti del settore mi ha rassicurato: la tesi degli indagati si è dimostrata illogica”, afferma Matrone.

Per la figlia intanto il pasticciere ha anche superato il terrore della neve. “Gaia, che aveva 5 anni all’epoca della tragedia – racconta – voleva trascorrere qualche giorno sulla neve, ma non ne avevo il coraggio: la neve ci ha tolto tutto. Poi però ho pensato che non era giusto privare di quest’opportunità mia figlia per colpa mia e mi sono fatto forza. Ci siamo divertiti, abbiamo sorriso”.

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