Rigopiano, valanga in Regione. Indagati gli ultimi tre Governatori. Mai realizzata la Carta sui pericoli da valanga. D’Alfonso & co. accusati di omicidio, lesioni e disastro

Rigopiano, valanga in Regione. Indagati gli ultimi tre Governatori. Mai realizzata la Carta sui pericoli da valanga. D’Alfonso & co. accusati di omicidio, lesioni e disastro

A oltre un anno di distanza dalla valanga che travolse l’hotel Rigopiano a Farindola provocando la morte di 29 persone, l’inchiesta è arrivata al terzo livello. Quello delle autorità e delle istituzioni, di chi avrebbe dovuto monitorare e provvedere alla sicurezza della zona e, almeno secondo la Procura di Pescara, non l’ha fatto. Sono infatti finiti sotto inchiesta gli ultimi tre governatori di Regione: l’attuale presidente (e, incidentalmente, pure senatore Pd) Luciano D’Alfonso e i suoi due predecessori, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. L’accusa è pesante: omicidio colposo, lesioni e disastro colposo. A tutti i nuovi indagati il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia contestano proprio la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, che – sostiene l’accusa – è stata decisiva nella costruzione dell’hotel di lusso in quel punto. Non a caso, assieme ai vertici politici regionali, sono indagati anche gli assessori con le deleghe alla Protezione civile dalla giunta Del Turco in poi, ossia dal 2007 ad oggi, cioè Tommmaso Ginoble, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, quest’ultimo tuttora in carica, oltre a due funzionari regionali. Non sono, peraltro, gli unici uomini delle istituzioni a finire sotto indagine. I primi ad essere iscritti nel registro degli indagati, tre mesi dopo la tragedia, sono stati il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, più altri dirigenti provinciali e comunali. In totale ad oggi si contano 35 indagati. Anche se la Procura ha tenuto a specificare come le indagini sui governatori siano un atto dovuto.

Rabbia e sollievo – Le reazioni, ovviamente, non si sono fatte attendere. “Ci siamo svegliati questa mattina (ieri mattina, ndr) con una bellissima notizia; è quello che noi diciamo dall’inizio – ha detto Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano – Sul nostro profilo Facebook abbiamo sempre scritto che questo è un omicidio di Stato. Sono coinvolti Regione, Provincia, Prefettura e Comune: a questo punto sono chiare a tutti le responsabilita”. “Dopo mesi di lotta abbiamo ottenuto quello che volevano noi e quello che anche agli occhi degli italiani era palese: i veri responsabili. Li abbiamo tutti”, ha aggiunto  Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo sopravvissuto alla tragedia dell’hotel Rigopiano. “Questa volta non devono passarla liscia”, ha scritto invece su  Facebook Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle 29 vittime della tragedia.

Silenzio assordante – Dalla parte degli imputati, invece, nessun commento. La strada del silenzio è quella scelta dai tre governatori e dagli altri dirigenti o ex assessori. L’unico a rilasciare dichiarazioni è stato il sottosegretario regionale con delega alla Protezione civile, Mazzocca: “Ho ragione di ritenere che sussistano le condizioni affinché la vicenda possa chiarirsi nel più breve tempo possibile”. Cosa che, ovviamente, si augurano in tanti.