Rimborsi, Giulia Sarti si dimette dalla presidenza della Commissione Giustizia e si autosospende dal M5S. Denunciò il suo ex dicendo che l’aveva derubata ma la Procura la smentisce

La Procura di Rimini ha chiesto l'archiviazione ritenendo che l'ex fidanzato della Sarti non rubò denaro dal suo conto

La deputata Giulia Sarti si è dimessa dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera e si è autosospesa dal Movimento Cinque Stelle. A comunicarlo è stata la stessa parlamentare spiegando che la decisione è legata alla vicenda dell’archiviazione della querela, che lei stessa aveva presentato nei confronti del suo ex fidanzato Andrea Tibusche Bogdan, in cui ipotizzava che quest’ultimo le avesse sottratto le somme che doveva al fondo per le micro imprese del M5S.

“A seguito delle notizie riportate sulla stampa in merito alla richiesta di archiviazione per la querela da me sporta nei confronti di Andrea Tibusche Bogdan – riferisce la nota diffusa dalla Sarti -, annuncio le mie dimissioni da presidente della commissione Giustizia della Camera e, a tutela del Movimento 5 stelle, mi autosospendo. In questa occasione, tengo anche a precisare che né Ilaria Loquenzi né Rocco Casalino mi hanno spinto a denunciare nessuno, ma si sono limitati a starmi vicino nell’affrontare una situazione personale e delicata”.

La Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta su Bogdan ritenendo che non fu lui a derubare la deputata. La vicenda era emersa dopo che il nome della Sarti era spuntato nell’elenco stilato dalle Iene con i nomi dei parlamentari pentastellati che non avevano restituito gli stipendi al fondo. In particolare era emerso che 7 bonifici partiti dal conto della Sarti e destinati al Mef risultavano annullati.

Al pm Davide Ercolani, che ha indagato sulla vicenda, Bogdan aveva detto che la parlamentare era a conoscenza che fosse in possesso delle credenziali per accedere al suo conto. L’ex fidanzato aveva consegnato agli inquirenti anche il contenuto di una chat in cui la Sarti gli annunciava che lo avrebbe querelato per togliersi dall’imbarazzo delle restituzioni non effettuate. Per la Procura romagnola dunque non fu commesso alcun reato.