Rincari selvaggi al casello. Che affari, compagno Toto. L’autostrada Roma-L’Aquila sempre più cara. L’ultimo rintocco un 3,45%

L’ultimo ritocco, un 3,45% dal primo dell’anno, è arrivato senza che sia stata realizzata alcuna miglioria dal gruppo Toto sull'autostrada Roma-L'Aquila

di Francesco Bonazzi

Autostrada dei Parchi o dei salassi? Negli ultimi sette anni i pedaggi sulla Roma-L’Aquila-Pescara sono aumentati del 42,88%, secondo i calcoli delle organizzazioni dell’autotrasporto. Mentre un deputato di Sinistra Italiana, Gianni Melilla, la scorsa settimana ha presentato un’interpellanza ai ministri Graziano Delrio e Pier Carlo Padoan nella quale denuncia che l’ultimo ritocco, un 3,45% scattato al primo dell’anno, è arrivato senza che in cambio sia stata realizzata alcuna miglioria. Insomma, una serie di bei regali per il gruppo del costruttore Carlo Toto, che ha in gestione A/24 e A/25, ed è in ottimi rapporti con l’ala renziana del Pd.

SALASSI – “Purtroppo anche per il 2016 registriamo un aumento dei pedaggi da parte del concessionario, aumenti maggiori dell’inflazione”, hanno protestato nei giorni scorsi Confartigianato Trasporti, Fiap Assotir, Fai, Fita-Cna e Sna-Casartigiani, che hanno anche convinto gli autotrasportatori abruzzesi a saltare almeno un casello quando devono usare l’autostrada. Mentre Melilla accusa: “L’ultimo aumento del 3,45% sulla Roma-L’Aquila corrisponde a una maggiorazione del 2,59% rispetto alla media nazionale dell’1,09 per cento riconosciuto ad Autostrade per l’Italia”. Non solo, ma ricostruendo la serie storica degli aumenti, sostiene il deputato di Si, emerge che sulla “Strada dei Parchi”, il pedaggio è aumentato del 187 per cento negli ultimi 13 anni, tanto da costare più del gasolio”. Ma dove le accuse di Melilla sono più impietose è sull’adeguatezza tecnica dell’autostrada: “Al 2014, rispetto ad altre autostrade in concessione, la Strada dei Parchi presentava zero rilevatori di nebbia e di ghiaccio, pochi stalli per veicoli pesanti nelle aree di servizio, meno stazioni di rifornimento delle altre autostrade montane, e inoltre non era stata prodotta energia da impianti fotovoltaici”. Insomma, il gestore Toto non avrebbe “meritato” i rincari.

UN SOLO STOP – Va detto che il gruppo fondato da Carlo Toto non ha costruito quest’autostrada, ma l’ha ottenuta in concessione dall’Anas e ora sogna di metterci le mani con un maxi-progetto da 10 miliardi di euro che prevede l’accorciamento di 30 chilometri dei due tracciati. Il progetto piace molto a Luciano D’Alfonso, renzianissimo presidente della Regione Abruzzo, ma per ora è stato stoppato dal ministro Graziano Delrio, che è un osso duro.
Gli ex proprietari di AirOne sono comunque ritenuti vicini al presidente del Consiglio e al suo Giglio magico. Lo scorso 23 dicembre, Matteo Renzi si presentò tutto felice a inaugurare personalmente la Variante di valico dell’autostrada “A1”, nel tratto tra Sasso Marconi e Barberino del Mugello, al fianco di Carlo Toto. Del resto il pezzo forte dell’opera, la galleria Sparvo, tecnologicamente avanzatissima, è stata realizzata proprio dal gruppo abruzzese. Che in casa propria sa come fare cassa.