Rinnovabili: gli italiani investono, ma solo all’estero. Secondo il rapporto Irex 2015 le nostre imprese preferiscono guardare al di là dei confini nazionali con l’88% degli investimenti

Le rinnovabili in Italia rappresentano un mercato in controtendenza e danno segnali di sofferenza non presenti in altre realtà territoriali. A fronte di un impegno sempre più consistente a livello globale, infatti, nel Belpaese nel 2014 gli investimenti si sono attestati in diminuzione. Le imprese italiane continuano a credere nell’energia green, ma dirottano i propri capitali al di fuori dei confini nazionali. I consumi hanno ripreso ad aumentare, le famiglie spendono cifre cospicue e provano ad arginare il caro-bolletta, usano il web per comparare le tariffe energetiche, navigano con lo scopo di informarsi su Enel e i suoi prodotti come su quelli di Eni, Edison, ecc., valutano le alternative del libero mercato; nel frattempo l’economia nazionale perde la bussola e allontana le possibilità di crescita che il settore della green economy offre in abbondanza.

Rinnovabili e investimenti: il rapporto Irex 2015

La conferma giunge dal rapporto annuale Irex 2015 pubblicato dalla società Althesys e presentato presso il Gse – Gestore servizi energetici – in riferimento all’anno 2014. Secondo l’analisi, infatti, nel 2014 sono state registrate 205 operazioni, per un giro d’affari quantificabile in circa 7 miliardi di euro e in una potenza generata pari a 4.736 Megawatt, in calo, rispettivamente, del 10% e del 19% rispetto al 2013.

A destare maggior sorpresa è però un’altra rilevanza: gli investimenti complessivi delle imprese italiane nel comparto delle rinnovabili, infatti, non hanno registrato alcuna flessione ma hanno solo virato verso altre mete. Gli investimenti all’estero effettuati da società italiane, infatti, si attestano in crescita e sono pari a 2,5 miliardi di euro, con l’eolico ad assorbire le quote più rilevanti. Il rapporto stima che, nel 2014, l’88% della potenza installata da aziende italiane si è concentrata al di fuori dello Stivale; la quota nel 2013 era stata pari al 66%.

Panoramica sul settore delle rinnovabili

L’eolico, risorsa principe del business energetico italiano, ha visto ridurre la potenza installata del 36% rispetto al 2013, pur rimanendo la fonte più diffusa del Belpaese con una potenza totale di 1.024 Megawatt. Il fotovoltaico esprime una potenza pari a 551 megawatt di cui, però, solo un misero 5% in Italia. Si attesta in calo anche l’apporto delle biomasse, che generano 29 megawatt di potenza (questi, almeno, installati interamente in Italia).

A gravare sulla flessione dei mercati è stato soprattutto il netto declino delle politiche incentivanti, che hanno sostenuto e sospinto il comparto delle rinnovabili negli ultimi anni. Ciononostante, ha precisato Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, “i benefici prodotti dalle rinnovabili nel nostro Paese restano consistenti. Grazie al fotovoltaico la riduzione del Pun  – ha aggiunto –  nel 2014 è stata tra 5,8 e 24 euro per megawattora, con un beneficio complessivo stimato in 896 milioni di euro. E il sistema elettrico italiano risulta adeguato anche nel medio termine con la crescita delle rinnovabili”.

Consolatorio, certo. Ma forse sarebbe il caso di varare un piano per evitare di disperdere una mole di risorse economiche tanto ingente e per fare in modo che, per una volta, non ci si debba ritrovare di nuovo a fissare l’ennesima occasione persa.