La Festa dei lavoratori ha radici lontane. Neppure il fascismo, che la soppresse e che nel 1926 – come ricordato da Manfredi Alberti ne “Il lavoro in Italia – Un profilo storico dall’Unità a oggi” – allungò da 8 a 9 ore la giornata lavorativa, minandone le fondamenta, è riuscito a lederne la portata storica. Oggi però si respira un clima diverso, pesante. Il discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Latina all’antivigilia del 1° maggio, come sempre, non è stato casuale. Seppur passato in secondo piano rispetto all’allarme sui “salari insufficienti” e sulle morti sul lavoro su cui “non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”, un altro passaggio dell’intervento del Capo dello Stato merita di essere sottolineato.
Quello sul “confronto tra le parti sociali”, sul “dialogo favorito dalle istituzioni” che, ha detto Mattarella, “è stato nella nostra storia – con intese dal valore epocale – un volano di progresso civile, sociale, economico. Il dialogo tra imprese e sindacati ha molti ambiti in cui può svilupparsi. Conviene sempre investire nel dialogo, aiuta a raggiungere mete di progresso, come è stato con l’invenzione, nel secolo scorso, dello Stato sociale. È questo un tema fondamentale nell’agenda pubblica”. Anche se nella giornata simbolo dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sfileranno formalmente insieme, ormai da tempo Cgil, Cisl e Uil viaggiano su lunghezze d’onda diverse. Di lotta le sigle di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, di governo quella guidata dal 12 febbraio scorso da Daniela Fumarola. Spaccature che l’esecutivo ha esacerbato, arrivando a dividere i sindacati in buoni e cattivi o, letteralmente, “tossici”.
La convocazione per giovedì 8 maggio di un tavolo con le parti sociali sulla sicurezza sul lavoro, annunciata ieri dallo stesso governo al termine del Consiglio dei ministri, sembra più un modo per indorare la pillola che per rispondere realmente all’emergenza delle tre “morti bianche” al giorno. Difficilmente, infatti, le proposte che saranno avanzate da Cgil e Uil, come l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro – oggetto di due disegni di legge depositati in Parlamento dal M5S – troveranno spazio nel decreto che dovrebbe vedere la luce di qui a breve. Cui prodest? All’immagine dell’esecutivo, forse; non alle lavoratrici e ai lavoratori. Se si vuole davvero tornare a onorare la Festa dei lavoratori allora vanno ricuciti questi strappi, prima che diventino lesioni permanenti. Buon 1° maggio a tutti.