Riparte da Napoli la marcia per l’acqua pubblica

Sindacati, movimenti civici e partiti non mollano rispondendo all’appello del Coordinamento Campano per l’acqua pubblica.

Riparte da Napoli la marcia per l’acqua pubblica

Nessuna privatizzazione del servizio della Grande Adduzione dell’acqua: sindacati, movimenti civici, partiti come il Movimento 5 Stelle, Potere al Popolo, Articolo 1 (formazione confluita nel Pd), Sinistra Italiana, non mollano e con i suoi rappresentanti e attivisti sono tornanti a manifestarsi, rispondendo all’appello del Coordinamento Campano per l’acqua pubblica.

Sindacati, movimenti civici e partiti non mollano rispondendo all’appello del Coordinamento Campano per l’acqua pubblica

Un centinaio persone si sono riunite ieri, dop motivo i sit-in dei giorni scorsi, nuovamente all’esterno di Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, per chiedere alla giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca di non permettere che la grande adduzione – che serve 4 milioni di cittadini campani grazie alle sorgenti come quelli di Biferno (nel Molise), Garigliano, Cassano Irpino e della diga di Campolattaro – finisca appannaggio dei privati. Sotto accusa resta l’impianto della delibera numero 312 del 31 maggio 2023 che, affermano dal Coordinamento, ha “previsto di creare una società pubblico/privata. La gestione verrà di fatto gestito da una multiutilites quotate in borsa e l’acqua bene comune diverrà merce da cui trarre lauti profitti’’.

Come ulteriore impulso alla battaglia, è partita da alcune settimana una petizione su Change.org che ha raccolto sino ad ora 3.800 adesioni. “Acqua pubblica, o slogan che viene scandito a più riprese in via Raffaele De Cesare, all’esterno di Palazzo Santa Lucia. Padre Alex Zanotelli, tra i pilastri del Coordinamento regionale, afferma: “.

Quando abbiamo incontrato il vicegovernatore campano Fulvio Bonavitacola, Io ho sbagliato, io dovevo rimanere lì in occupazione. Non mi dovevo muovere sin quando non incontravo De Luca, vista l’importanza politica del tema, in favore della povera gente. Sono disponibile a dormire lì, se serve. Già una volta noi abbiamo occupato la sala consiliare della Regione per 3-4 ore”. Zanotelli aggiunge come in Italia, entro il 2030, avremo -40% di disponibilità idrica. È assurda la decisione della Regione Campania di affidare di nuovo la grande adduzione dell’acqua di questa regione ai privati. Dobbiamo dire di no a questa follia che stiamo commettendo. Vi prego, vi supplico di firmare l’appello che abbiamo lanciato su change.org per affidare la grande adduzione al pubblico”.

Unica grande città a rispettare il referendum sull’acqua publica del 2011, è stata Napoli quando a governarla era Luigi de Magistris (nella foto) creando la società Acqua Bene Comune. “Per capire la potenza dell’azienda speciale pubblica che abbiamo creato – afferma il leader di Unione Popolare – ricordo: tariffe più basse, acqua più controllata, assunzione di centinaia di lavoratori, investimenti degli utili solo sul ciclo dell’acqua”.

Da Padre Zanotelli a de Magistris e Potere al Popolo. Anche associazioni e sindacati in piazza contro De Luca

L’ex primo cittadino aggiunge: “Mi hanno chiamato in Brasile nelle università e nel parlamento di Porto Alegre per illustrare il modello Napoli, dove l’acqua non è merce e non si fa profitto sull’acqua, è un bene comune per la vita delle persone, degli animali, dell’agricoltura, delle imprese. Se anche l’energia andasse in mano pubblica non avremo avuto le miserabili speculazioni che hanno portato al caro bollette”.

Proprio la società Abc è tra gli attori principali del Museo dell’Acqua di Napoli, la prima metropoli del Sud Italia ad essere ammessa nella rete scientifica Unesco. Il Lapis Museum – Museo dell’Acqua è stato inaugurato nel sottosuolo della Basilica della Pietrasanta nel 2021 dall’associazione Pietrasanta Polo Culturale Ets in collaborazione con ABC, azienda speciale del Comune di Napoli a cui è affidato il ciclo integrato delle acqua.

“Il riconoscimento Unesco conferito conferito a questo polo museale ha per noi un enorme valore – afferma la presidente di Abc Alessandra Sardu – perché abbiamo contribuito alla sua nascita e alla realizzazione concreta. Riteniamo che sia fondamentale che nella nostra città ci sia un polo dove si rifletta sull’acqua come bene comune, dell’acqua come bene a disposizione di tutti’’. Pochi esempi simili a quelli napoletani in Campania, tra questi Baiano nell’avellinese e Roccapiemonte, nel salernitano dove il consiglio comunale e la cittadinanza si è opposta alla gestione di una delle società private più in presenti sul mercato, la Gori.

“Lì c’è stato un movimento popolare che sta funzionando, dando una risposta secca sul no alla privatizzazione. Non vogliamo che venga Acqua Campania Spa venga inserita nel Pnrr. Veolia, multinazionale francese, e Vianini (gruppo Caltagirone ndr.) hanno delle quote come ricordato, pari al 47,8%, ci ha ricordato il professore Alberto Lucarelli – riprende il discorso padre Alex Zanotelli – non permettiamo che l’oro blu finisca in mano ai privati. La gestione deve essere pubblica”.

Gennaro Saiello, vicecapogruppo del Movimento in Consiglio Regionale, fa riferimento “all’intervento in consiglio di contrarietà all’esclusione dei cittadini sulla gestione idrica. Perché De Luca ha cancellato i membri del comitato civico? Inoltre con una recente norma l’attribuzione delle decisioni è passata dal consiglio regionali alla giunta. La delibera del maggio 2023 dà il via libera ai privati, noi siamo contrari. Chiederemo in consiglio regionale di modificare quella delibera”.

Francesca Licata, coordinatrice nazionale di Potere al Popolo della Regione Campania accusa: “Il referendum è stato continuamente disatteso da tutti i politici che si alternano al governo. Non ci sono una destra e una sinistra che fanno opposizione, tutti fermi sulla stessa lunghezza d’onda e cioè spingere verso le privatizzazioni. Stiamo parlando del bene più prezioso che è l’acqua. Con l’autonomia differenziata arriveremo. I comuni volevano creare un’azienda speciale, ma gli è stato impedito”.

Franco Fiordellisi, segretario generale della Cigl di Avellino, territorio che potrebbe essere pienamente investito dall’adduzione gestita in modo privatistico, è netto nel dichiarare che “bisogna fare comprendere ai cittadini l’importanza di affidare al pubblico il servizio come quello idrico potabile. Il progetto regionale è ancora più devastante, per questo. C’è storicamente la mancanza nelle pubbliche amministrazioni di persone in grado di fare bene il loro mestiere “.

Da Avellino proviene anche Annamaria Pascale appartenente al comitato locale dell’acqua pubblica. “Noi occupammo nel 2018 un’assemblea che doveva modificare dello Statuto di una società pubblica, i privati per la gestione dell’Alto Calore (che distribuisce l’acqua in tantissimi comuni della zona avellinese ndr.). Ci riuscimmo con quell’azione a bloccare quella scelta”. Annamaria dice anche come L’Irpina sia “ricca d’acqua vista l’orografia, ma c’è bisogno di grandi sollevamenti, con l’elettricità che costa tanto. Ora stiamo uscendo dal deficit ma con la costituzione, come deciso lo scorso novembre, una società pubblica -privata che farà profitto andando contro la scelta dei 26 milioni di italiani che votarono per l’acqua pubblica al referendum e all’enciclica Laudato Si di Papa Francesco in cui si parla delle prossime guerre che saranno combattute sull’acqua, con i profitti garantiti alle multinazionali”.

“Già oggi – conclude Annamaria – tanti paesino dell’avellinese di notte è senza acqua, che ritorna soltanto la mattina e questo nonostante il territorio sia ricco d’acqua. A sostenere le ragioni del Coordinamento campano per l’acqua pubblica anche il sindacato Usb, che attraverso l’iscritto Ivan Trocchia ribadisce: “Il referendum del 2011 non è stato solo un atto formale, ci fu una grande partecipazione popolare. Le istituzioni però sembrano non ricordarselo e si fanno profitti sull’acqua in Campania, come in Europa, in molti Paesi occidentali e nelle ex colonie. Molta acqua viene sprecata, anche a Napoli. L’80% di noi è fatto di acqua, ricordiamocelo”.