Caro Grasso, i risparmi messi a bilancio per quest’anno al Senato sono minimi. Pure i conti sui vitalizi non tornano e il personale costerà 1,6 milioni in più

Risparmi minimi al Senato. Ma sui vitalizi i conti non tornano. E i dipendenti costeranno 1,6 milioni in più

Il Senato dimagrisce un po’. Almeno stando al bilancio di previsione (provvisorio) per il 2018 che La Notizia ha potuto visionare. Quest’anno la spesa complessiva di Palazzo Madama toccherà i 551 milioni di euro (539 al netto dei risparmi versati al bilancio dello Stato, ndr), 11,8 milioni in meno rispetto ai 562,8 del 2017. Più nel dettaglio, nel 2018, la spesa corrente, necessaria al funzionamento del secondo ramo del Parlamento, toccherà i 309 milioni di euro. Ai quali si aggiungono 5,6 milioni di spese in conto capitale e altri 232,8 di spesa previden ziale per pagare i vitalizi agli ex senatori e le pensioni del personale in quiescenza.

Cari dipendenti – Insomma, se Montecitorio ingrassa – “rispetto alla spesa per il 2017, computata al netto della restituzione allo Stato di 80 milioni di euro, la spesa per il 2018 segna un incremento di 17,6 milioni di euro, pari all’1,85 per cento”, si legge nella relazione che accompagna il progetto di bilancio provvisorio per l’anno in corso della Camera dei deputati – il Senato riprende la dieta. Ciononostante, però, alcune voci di spesa tornano a salire anche a Palazzo Madama. A cominciare dal “trattamento del personale di ruolo”. Quest’anno, infatti, per pagare gli stipendi ai propri dipendenti, il Senato spenderà 100 milioni 580mila euro, 1,6 milioni in più rispetto ai 98 milioni 980 mila del 2017. Un aumento in linea con quello già registrato a Montecitorio. Dove, come già raccontato da La Notizia, la spesa per il personale dipendente “è quantificata per il 2018 in 175,2 milioni di euro ed evidenzia un incremento di 4,5 milioni di euro rispetto all’anno precedente (170,7 milioni di euro), per effetto della cessazione dell’efficacia, a partire dal medesimo anno, delle misure” introdotte nel 2014 dall’Ufficio di Presidenza della Camera, in applicazione “della sentenza del Collegio d’appello”, ossia l’organo di secondo grado della giurisdizione interna, che ha accolto il ricorso presentato dai dipendenti interessati contro i tagli. Tra i quali, anche la sforbiciata alle indennità di funzione, che dal primo gennaio sono salite di nuovo ai livelli pre-2014. Specularmente, sempre dal primo gennaio, pure al Senato sono state ripristinate le retribuzione piene. Anche se, rispetto a Montecitorio, l’aumento sarà più contenuto (1,6 milioni). Sia perché il numero dei dipendenti è inferiore a quello della Camera sia perché le indennità di funzione erano già prima dei tagli del 2014 inferiori a quelle dei colleghi dell’altro ramo del Parlamento.

Il giallo – Curioso poi il capitolo di spesa relativo ai vitalizi. Stando al progetto di bilancio provvisorio 2018, per pagare la pensione agli ex senatori cessati dal mandato, Palazzo Madama spenderà quest’anno 75,5 milioni di euro. Ben 7 milioni in meno rispetto agli 82,5 milioni di euro del 2017. Ma, come chiarisce a La Notizia un autorevole esponente del Consiglio di presidenza, “la variazione risponde a criteri di natura contabile e non sostanziale”. Criteri contabili di che tipo? L’arcano lo chiarisce la senatrice-questore del Movimento 5 Stelle, Laura Bottici. “La differenza rispetto al 2017 si spiega con il fatto che, la cifra di 75,5 milioni di euro del bilancio di previsione provvisorio del 2018, non tiene conto dei rimborsi per la quota parte di competenza a carico della Camera dei deputati”. In sostanza, se un parlamentare è stato nel corso della sua carriera eletto in entrambi i rami del Parlamento ma ha svolto l’ultimo mandato al Senato, il vitalizio sarà corrisposto da Palazzo Madama previo rimborso, però, da Montecitorio della parte di pensione maturata durante gli anni di mandato in cui l’ex parlamentare ha rivestito la carica di deputato.

Tw: @Antonio_Pitoni