Rissa tra ultrà nella Capitale. Gli scontri erano premeditati. Si indaga sulle frange estreme della Lazio per la guerra con i tifosi del Siviglia

I supporter della Lazio sono spuntati dal nulla e avevano il volto coperto

Cori, insulti, petardi e botte. Poi i raid per dare la caccia agli ultrà invasori. Scene di ordinaria follia che, come in ogni vigilia del calcio che conta, anche mercoledì sono sfociate in una guerriglia urbana che non ha risparmiato nemmeno il centrale e prestigioso rione Monti. A fronteggiarsi sono stati i supporter biancocelesti e quelli del Siviglia che con un giorno d’anticipo rispetto al big match di Europa League che ha visto contrapposte le rispettive squadre, hanno deciso di mettere in scena il brutale spettacolo, terminato con l’accoltellamento di quattro spagnoli, due dei quali ricoverati in codice rosso all’ospedale Santo Spirito, e un turista statunitense capitato lì per caso.

La vicenda, su cui è stata immediatamente aperta un’indagine per lesioni da parte del procuratore aggiunto Francesco Caporale, per chi indaga non sarebbe stata frutto del caso ma premeditata da tempo. Una convinzione, questa, che emergerebbe con chiarezza dal fatto che i responsabili dell’agguato avevano il volto coperto da passamontagna neri e imbracciavano bastoni di legno o coltelli. Proprio per questo l’indagine della Procura di Roma, in queste ore concitate, si sta concentrando sulle frange estreme del tifo biancoceleste e avrebbe acquisito i filmati di videosorveglianza della zona, individuando i primi 5 partecipanti della rissa.

Il copione è sempre lo stesso e, ormai da troppo tempo, vede le tifoserie della Capitale tristemente protagoniste con scontri che iniziano per motivi spesso banali e proseguono con la caccia all’uomo. Non fa eccezione quanto accaduto mercoledì sera, verso le 21, davanti ad un locale di via Leonina noto per essere frequentato da stranieri e dove vengono trasmesse le partite di calcio. Qui un gruppo di ultrà del Siviglia stava assistendo al match tra l’odiato Real Madrid, club gemellato proprio con la Lazio, e l’Ajax. Complice l’alcol e la rivalità sia sportiva che politica, iniziava una lite all’interno del locale che poi proseguiva all’esterno.

Un parapiglia tra una quarantina di persone a cui ben presto si univano gli ultrà laziali in quello che molti testimoni hanno definito come “un raid punitivo”. Armati di bastoni e coltelli, con il volto travisato, i supporter biancocelesti iniziavano una guerriglia e mettevano in fuga i tifosi del Siviglia che, terrorizzati, cercavano riparo nei locali della zona fra via Leonina, via dei Serpenti e via Cavour.

Quanto accaduto nel quartiere Monti è qualcosa di inaccettabile per un paese civile. A preoccupare è il fatto che non si tratta più di eventi sporadici ma di qualcosa con cui, volenti o nolenti, siamo costretti a convivere. Ma è l’ora di dire basta perché, spiega la sindaca Virginia Raggi: “Siamo stanchi di pensare che ogni volta la città debba essere blindata per quattro hooligans che non rendono giustizia né alle tifoserie né alle squadre”. E ha ragione la prima cittadina perché il calcio è uno sport che non ha nulla a che vedere con la violenza e, infatti, chi la pratica non può e non deve essere definito un tifoso.