Rocco Siffredi sfonda a Venezia. Il documentario sulla vita del pornodivo in mostra al Festival: dal demone del sesso al rapporto col padre

Il pornodivo Rocco Siffredi presenta al Festival di Venezia il documentario sulla sua vita, Rocco.

Basta una parola per capire di cosa si stia parlando: Rocco. Questo è il nome del documentario presentato da Rocco Siffredi al Festival di Venezia. Un documentario che fa il punto sulla sua vita da pornodivo, ma che scava anche nella vita dell’uomo Rocco, nelle paure e nei timori di un uomo, appunto.

E questo perché – Rocco Siffredi lo sa bene – il sesso è piacere. Ma può essere anche una droga, un vero e propri tunnel da cui diventa difficile uscire. Pochi giorni fa proprio su tali questioni Rocco Siffredi si è raccontato a Vanity Fair.

Dalla prima volta in cui decise di smettere con il porno a quarant’anni (adesso ne ha 52, ndr): “Desideravo che i miei figli crescessero sapendo che il loro papà era stato un attore porno ma non lo era più. Ho ricominciato perché andavo a mignotte: donne, trans, vecchie. Mi sono capitate situazioni assurde, qualcuna che mi riconosceva, altre che mi dicevano: ‘Con un ca… del genere dovresti fare l’attore porno'”.

E poi le continue ricadute fino all’Isola dei Famosi, edizione 10, dove maturò la decisione di lasciare definitivamente il mondo della pornografia: “A L’Isola dei famosi, tutte le notti ho guardato in alto, il cielo. Fino ad allora i miei occhi avevano puntato sempre davanti. Mentre ero là ho detto: ‘Basta, smetto’. Pensavo che quell’esperienza mi avesse purificato e, in un certo senso, è così. Ma è vero anche che ho avuto una ricaduta terribile. Questa volta non sono andato a cercare sesso in giro ma sono stato molto male. Avevo una voglia terribile di trasgredire, di tornare in quel mondo…”

L’attore hard più famoso al mondo parla però anche e soprattutto del suo rapporto con il padre: “Un uomo buono, gentile, ma inesistente. Non aveva nessuna ambizione a parte la fi.. Faceva il cantoniere e il suo capo lo rimproverava spesso perché s’infilava in ogni casa con la scusa del bicchiere d’acqua, del caffè, sperando di trovare una donna sola. Mia madre era gelosa e ne ha sofferto fino all’ultimo. È morta di cirrosi per un’epatite mai diagnosticata. Stava per entrare in coma e lui flirtava con la signora del letto vicino. È l’ultima immagine che ho di loro insieme”. Un’infanzia trascorsa al cospetto di un padre con la “passione” per il sesso e di una madre per la quale ha sempre provato un amore smisurato. E la paura di fare la stessa fine del padre: “È morto cinque anni fa e, ancora oggi, mi auguro di non fare la stessa fine. Mia mamma se n’era andata da un giorno e lui era già alla ricerca di una donna. Andava a trovare le vedove dei suoi amici che ancora stavano piangendo il defunto. È vissuto da solo gli ultimi vent’anni. È morto solo”.

Intanto è uscito il suo documentario. Inizia una nuova fase per Rocco Siffredi. Che pare proprio non voglia fermarsi. Si cade, certo, ma ci si può sempre rialzare.