Roma, habemus assessore al Bilancio. Salvo grosse sorprese sarà Salvatore Tutino, giudice della Corte dei Conti in pensione

Salvatore Tutino è giudice della Corte dei Conti in pensione nominato nel 2013 dal governo Letta ex direttore del Secit.

Salvo grosse sorprese, Salvatore Tutino sarà il nuovo assessore al bilancio della Giunta di Virginia Raggi. Il suo nome sarebbe stato suggerito da Andrea Mazzillo. Tutino è giudice della Corte dei Conti in pensione nominato nel 2013 dal governo Letta ex direttore del Secit (Servizio Centrale degli Ispettori Tributari), è un esperto di evasione fiscale e finanza pubblica. Come da pronostici, assommerà soltanto le due deleghe che riguardano bilancio e patrimonio, mentre si cerca ancora una seconda figura per le Partecipate: dovrebbe essere un rappresentante delle forze dell’ordine.

A rivelare i dettagli sono, stamattina, sia Il Fatto Quotidiano che Il Corriere della Sera.

Tutino dovrebbe essere uno che conosce nel dettaglio bilanci e conti, essendo statostato fino al 2006 anche dirigente generale del Ministero dell’Economia, dove per anni ha guidato il Secit.

La scelta non sorprende totalmente. Il suo nome, infatti, era tra i primi circolati all’epoca dell’addio di De Dominicis. Dal 2005 è stato direttore dell’informatica per la fiscalità e ricercatore presso l’Isae (Istituto di Studi e Analisi Economica); docente, ha tenuto corsi e seminari a Roma, Cassino, Siena e Urbino ed è uno dei componenti del Cer (Centro Europa Ricerche) e di Fondazione Etica.

C’è da dire, però, che il suo nome potrebbe aprire nuove fratture all’interno dei Cinque Stelle. Il motivo è presto detto. Il magistrato infatti, a fine 2013, venne nominato dal governo all’epoca guidato da Enrico Letta come uno dei cinque nuovi consiglieri della Corte dei conti. Decisione che fu aspramentate criticata da diversi pentastellati, come Carla Ruocco (membro del direttorio che più volte ha espresso in privato le sue perplessità sull’operato di Raggi) e Laura Castelli, perché Tutino rientrava nei “cinque esponenti della casta salvati in extremis dai loro amici del Pd e dal governo”. Questo perché a Tutino e agli altri nominati (Italo Scotti, Siegfried Brugger, Daniele Caprino e Angela Pria) non si applicava il tetto di 300 mila euro, previsto per chi cumulava incarichi pubblici e pensione, perché — secondo l’emendamento presentato da Roberto Speranza del Pd — venivano fatti salvi tutti gli incarichi “in corso prima dell’entrata in vigore della legge di Stabilità”.

Vedremo cosa accadrà. Intanto pare sia stata finalmente occupata la casella vuota. Una decisione che tutti aspettavano, visto che sono passati quasi 90 giorni dall’insediamento della Raggi.