Roma in festa per i due Papi più amati

La rivoluzione di Giovanni XXIII
 

 

di Leonardo Rafanelli
 

 

“Tornando a casa troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: questa è la carezza del Papa”. Se si pensa a Giovanni XIII, la prima cosa che viene in mente è il poetico discorso alla luna, pronunciato in piazza San Pietro l’11 ottobre del 1962 nella serata di apertura del Concilio Vaticano II. Parole semplici e commoventi, che segnarono un’epoca e che ben rappresentano la capacità comunicativa di questo Papa. Il suo fu un pontificato breve: durò infatti quattro anni e otto mesi. Eppure fu sufficiente per rivoluzionare la Chiesa cattolica sin nelle fondamenta, tanto che oggi, guardando la carica innovativa di Papa Francesco, sono in molti ad auspicare che possa seguire le tracce di quello che credenti e non credenti definirono come “il Papa buono”. Per ora Bergoglio, dopo la beatificazione del 2000, ha deciso di proclamarlo Santo nell’evento del prossimo 27 aprile, insieme a Giovanni Paolo II. Ma nella storia Giovanni XXIII è già entrato:  con lui la Chiesa si aprì al mondo contemporaneo per la prima volta, non solo attraverso l’indizione del Concilio, ma anche con le encicliche sulla pace e la fratellanza, gli incontri con gli ebrei, le visite ai carcerati, e anche grazie agli appelli come quello del 1962, quando contribuì a scongiurare una terza guerra mondiale dopo la crisi di Cuba tra Usa e Urss.
 
Le origini
Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli era nato in una famiglia di contadini a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881. Dopo la sua vocazione si era costruito una lunga esperienza pastorale, iniziando come segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Radini-Tedeschi. Entrato al servizio della Santa Sede nel 1921 su proposta di Benedetto XV, aveva ricoperto numerosi incarichi che lo avevano portato anche in Bulgaria, Turchia e Grecia. Forte fu il suo impegno negli anni della seconda guerra mondiale, per impedire le deportazioni degli ebrei. Nel 1953 era poi diventato Patriarca di Venezia, e già qui aveva iniziato a distinguersi il dialogo con le altre religioni e con la cultura contemporanea. Di questo c’è un esempio sorprendente, ovvero il messaggio inviato al congresso del Partito socialista di Venezia: mai, prima di allora, un Patriarca aveva compiuto un gesto del genere nei confronti di un partito di sinistra.
 
Il Papa buono
Roncalli doveva essere un Papa di transizione: quando infatti salì al Soglio di Pietro, il 28 ottobre del 1958, aveva già 78 anni. Ma cominciò subito a rompere gli schemi, scegliendo il nome di Giovanni XXIII, appellativo già usato da un antipapa del 1.400. Era solo l’inizio: grazie a lui la Chiesa imboccò nuove strade caratterizzate da ecumenismo, dialogo interreligioso e apertura ai laici. Ne è un esempio l’introduzione delle lingue nazionali nelle liturgie al posto del latino, ma anche l’apertura agli ebrei che fu sottolineata eliminando l’espressione “perfidi giudei” dalle preghiere pasquali. Fece il primo viaggio in treno per Loreto e Assisi, e ricevette la figlia del leader sovietico Kruscev, destando clamore. Indisse poi il Concilio, e non riuscì a vederlo concluso: morì infatti il 3 giugno del 1963. Ma ormai la strada imboccata dalla Chiesa era senza ritorno. E proprio per questo il percorso di Giovanni XXIII si incontrerà domenica prossima con quello di Giovanni Paolo II:  forse l’uno non avrebbe potuto esserci senza l’altro.
 
 
 

“Non abbiate paura”: l’eredità di Giovanni Paolo II

 

 

di Marco Castoro
 

 

Scalando una montagna il momento più difficile non sta nella salita ma nella discesa. Quando bisogna trovare la capacità per ritornare alla vita e agli affetti di tutti i giorni. Questo concetto ha segnato definitivamente la vita di Lino Zani, la guida alpina che sulle vette dell’Adamello ospitò Karol Wojtyla nel 1981 e che per 21 anni lo ha accompagnato durante le storiche scalate ad alta quota. Zani ha scritto un libro Era santo, era uomo che ha ispirato la fiction di Raiuno che andrà in onda domenica sera, lo stesso giorno della canonizzazione dei due papi santi.  Ancora oggi Zani si commuove ogni volta che nomina il suo amico Giovanni Paolo II. “Mi chiamava l’apostolo, perché portavo la croce che poi piantavo in vetta”. Un giorno mentre i due cuori solitari scalavano l’ennesimo ghiacciaio Giovanni Paolo II gli disse: “Ma gli alpinisti perché salgono fino alla vetta?”. La risposta fu: Santità, per vedere la visuale, anche se poi oltre la vetta non si vede nulla. E il Papa: “Ma si fa di tutto per arrivare fino a lassù, come si fa con Dio, si va a cercare, pure se non si vede”.
 
Frasi storiche
Wojtyla ha lasciato come testamento tantissime frasi che hanno segnato la vita dei fedeli (e non solo). A cominciare dalle parole pronunciate all’inaugurazione del suo pontificato. «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici e politici, i campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!». Giovanni Paolo II ha accompagnato ogni essere umano e lo ha illuminato. “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”. Suggerimenti e esortazioni a dare sempre il meglio di sé nella vita. Storica la frase ai parroci della capitale in dialetto romanesco:  “Damose da fa’ e volemose bbene”. Ma sempre attento a temi terreni come la guerra e il lavoro. “Anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo”. E sull’occupazione: “La grandezza del lavoro è all’interno dell’uomo”.
 
La canonizzazione
Domenica il grande evento. Confermata la partecipazione del Papa emerito Joseph Ratzinger alla cerimonia. Previsto l’arrivo di 700mila fedeli. Numeri che fanno impressione: 1700 pullman, 58 aerei charter e 5 treni dalla Polonia, oltre a una nave da Barcellona. Il Campidoglio contribuirà con 5 milioni di euro. I volontari della Protezione civile saranno 2500 nelle aree circostanti piazza San Pietro mentre su via della Conciliazione ci saranno 500 volontari ecclesiali. Rafforzate le forze dell’ordine con  2400 unità tra carabinieri, polizia e guardia di finanza. Oltre 2000 i vigili urbani in servizio. Metropolitana  A e B no-stop dalla mattina di sabato 26 fino a mezzanotte e mezza di lunedì 28. L’accesso in piazza San Pietro domenica sarà possibile a partire dalle 5.30. Allestiti 17 maxi-schermi nel centro della città (di cui uno in lingua polacca a piazza Navona e uno in lingua francese in piazza Farnese) più quello all’aeroporto di Fiumicino.
Anche i romani, dunque, hanno recepito il messaggio e si sono “dati da fà”.