Rousseau prevale sul Movimento. L’ultima bordata di Casaleggio. Il manager rivendica il primato della piattaforma. Ma gli eletti non ci stanno: intervenga Grillo

“Niente da fare. La linea adesso è chiara: non si rilasciano interviste né commenti”. Dai vertici del Movimento non vola una mosca sull’ormai evidente rottura del Movimento in due anime. Complice anche il Covid-19 e i contagi tra i parlamentari (positivo da ieri anche il capogruppo Davide Crippa), i pentastellati hanno deciso di non commentare più le sortite dei vari Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista. Al di là della forma, però, la sostanza racconta di un Movimento ormai rotto in maniera irreparabile. E l’intervista rilasciata dal figlio di Gianroberto ieri sul Corriere la dice lunga sulle distanze (abissali) che ci sono con la “linea” di Luigi Di Maio: “Con la nuova app Rousseau X i cittadini avranno un nuovo strumento per partecipare attivamente e per decidere la linea politica del Movimento”, ha anticipato Casaleggio in relazione all’app presentata poi ieri sera.

E ancora: “Rousseau è l’ecosistema all’interno del quale si evolvono le idee, le decisioni e la partecipazione del M5S. Lo abbiamo sempre definito il cuore del Movimento e i trapianti di cuore sono sempre delicati”. Quanto alle tensioni con il vertice del Movimento, “ho la fortuna di non dover mediare nulla a mio favore, ma solo rilanciare sempre più in alto l’idea di Movimento che in molti hanno e vorrebbero irrobustire dando maggiore centralità ai cittadini e agli iscritti. Ad esempio sarebbe rivoluzionario definire un processo che si occupasse di rendere ancora più trasparenti e ispirate alla meritocrazia le migliaia di nomine pubbliche su cui il Movimento può agire in questi mesi, come ad esempio abbiamo già fatto in passato dando la possibilità agli iscritti di definire il nome del Presidente della Repubblica”.

E sulla possibilità di un terzo mandato: “È un problema solo per chi non vuole rispettare gli impegni presi o i principi del M5S”. Un chiaro attacco nei confronti di Di Maio e sodali, evidentemente. Eppure gran parte degli eletti la vede in maniera diametralmente opposta: “Quella di Casaleggio non è altro che una strategia per far fuori tutti i suoi potenziali rivali”, mormora qualcuno. Un ragionamento che, di fatto, non fa una piega andando a vedere chi è contrario alla linea dura e pura di Casaleggio e Di Battista e favorevole, invece, non solo ai tre (o più) mandati ma anche a un’alleanza stabile col Pd. Senza dimenticare altro particolare: “Affidare ogni tipo di decisione a Rousseau significa – specifica qualcun altro interno al Movimento – non aver compreso adeguatamente la svolta ‘governista’ che abbiamo fatto: gran parte delle decisioni sono frutto di mediazione, non possiamo più affidarci solo e soltanto alla piattaforma di Rousseau”.

L’esempio è lampante: se dalla rete dovesse emergere un nome come candidato al Quirinale, cosa si farebbe nel momento in cui inevitabilmente si dovrà trattare col resto della maggioranza? Trovare un compromesso o lasciare che le destre possano tranquillamente trovarsi la strada spianata e magari giungere a eleggere un personaggio come Silvio Berlusconi? Domande lecite che, evidentemente, allontanano ancora di più Casaleggio dagli eletti. Eletti che ora chiedono a maggior ragione un intervento chiaro e puntuale di Beppe Grillo. “Non dobbiamo dimenticare – spiega una fonte interna – che è Grillo l’unico proprietario del simbolo che sì è stato dato in gestione all’associazione Rousseau, ma può essere sempre ritirato…”. Un invito, neanche troppo, velato affinché il capo politico intervenga chiaramente sul futuro dei Cinque stelle.