Dalla finta tregua del Centrodestra alla solita rissa nel Centrosinistra. Pure il rush finale per i ballottaggi finisce in farsa

Rush finale farsa per i ballottaggi. Dalla finta tregua del Centrodestra alla solita rissa nel Centrosinistra

Dalla finta tregua del Centrodestra alla solita rissa nel Centrosinistra. Pure il rush finale per i ballottaggi finisce in farsa

Dall’appello unitario del Centrodestra per spingere gli italiani a votare, alla silente – e forse rassegnata – attesa del Centrosinistra ancora tramortito dalla scissione del Movimento 5 Stelle. Si è conclusa la campagna elettorale per le amministrative con un rush finale farsa.

Con sentimenti diametralmente opposti, le due coalizioni hanno concluso la campagna elettorale in vista dei ballottaggi di domani dove saranno chiamati al voto oltre due milioni di elettori in sessantacinque comuni. Tra questi le sfide più importanti riguarderanno i 13 i capoluoghi di provincia in ballo ossia: Catanzaro, Verona, Lucca, Parma, Piacenza, Viterbo, Frosinone, Alessandria, Cuneo, Monza, Como, Gorizia, Barletta.

A destra soltanto sorrisi di facciata

Con l’evidente sbandata di Letta & Co, il Centrodestra ha preso la palla al balzo per fare quadrato e sfruttare al massimo la situazione. Con un video, sotto al quale è comparsa la scritta “il Centrodestra unito vi invita a votare”, i leader di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e della Lega, hanno lanciato un ultimo appello a sostegno di tutti i candidati di coalizione. Una scelta fatta in favore di telecamera per mostrarsi più uniti di quanto non lo siano, presentandosi come una forza pronta a governare.

Così Giorgia Meloni, in modo del tutto simile a Silvio Berlusconi, ha ricordato “ai cittadini che in tutte le città al voto c’è un candidato di centrodestra, supportato da tutta la coalizione, e uno di centrosinistra”. Dal canto suo Matteo Salvini non ha negato le tensioni: “Ci sono ancora 40 sindaci da scegliere e anche laddove il centrodestra, per problemi locali è andato diviso, adesso l’importante è unirsi e scegliere donne e uomini che rappresentano il centrodestra, che unito vince”.

Rush finale farsa, a sinistra resta soltanto il nulla cosmico

Sarà pure aria fritta ma è sempre più del nulla che è arrivato dal Centrosinistra che in questa tornata elettorale avrebbe tutto da guadagnare visto che su 13 capoluoghi di provincia in ballo, ne governa soltanto 2. E invece niente.

L’ultimo giorno di campagna, prima del silenzio elettorale, è scivolato via sostanzialmente in silenzio. Del resto di voglia di parlare nella coalizione non sembra essercene molta e lo ha fatto capire Enrico Letta che, a Radio Rai Uno, si è limitato a dire: “Basta aspettare 48 ore, domenica ci saranno i ballottaggi, in tredici città ne governavamo due, vediamo i risultati, prima di parlare di campo largo che si sfarina vediamo i risultati di domenica”. Anzi per il segretario del Pd l’unico cruccio sembra essere quello del cosiddetto ‘campo largo’ che, ha ribadito, si farà “con chi ci vorrà stare e sulla base del programma per cambiare l’Italia”.

Un’alleanza che è già in coma profondo dopo la spaccatura dei 5 Stelle. Lo sa bene Letta che si è guardato bene dal prendere parte per Giuseppe Conte o per Luigi Di Maio, probabilmente speranzoso di potersi ergere a mediatore e federatore di questo nuovo soggetto politico. Manovra che sembra destinata a naufragare tra le liti visto che sul punto, al solito, è andato all’attacco Carlo Calenda spiegando che “in un Paese normale Di Maio dovrebbe dire: vado a riflettere sui danni che ho fatto. E invece ora rinnega il populismo e parla di competenza. Ma il problema principale non è lui, che non è credibile, ma quelli che gli vanno appresso”. A chi si riferisce lo spiega lui stesso: “Da Letta che dice: la nostra funzione è fare il magnete. Di chi? Di Conte e Di Maio? Dei rottami? Che progetto politico è?”.

Il caso di Verona

Per fortuna a mettere un po’ di pepe a queste ultime ore di campagna ci ha pensato la guerra fratricida del Centrodestra a Verona dove dopo vent’anni la coalizione rischia di perdere una sua roccaforte. Qui il sindaco uscente e candidato di Fratelli d’Italia, Federico Sboarina, ha sbattuto la porta in faccia all’ex primo cittadino Flavio Tosi, reo di averlo sfidato al primo turno, e a Forza Italia. Una faida interna da cui spera di trarne beneficio l’ex calciatore e candidato del Centrosinistra, Damiano Tommasi, che al primo turno ha preso il 40% delle preferenze, staccando Sboarina di 7 punti.

E proprio il candidato di Fratelli d’Italia in queste ore è apparso nervoso, tanto che per portare acqua al proprio mulino ha lanciato una surreale polemica dichiarando che “la sinistra che vuole portare l’ideologia gender nelle scuole dei nostri bambini” e “riportare indietro le lancette dell’orologio” a suon di “campi rom abusivi nei quartieri, furti e violenze a raffica, venditori abusivi molesti e pericolosi in centro”. Slogan a cui non ha risposto lo sfidante del Centrosinistra che, tra le altre cose, si è sempre ben guardato dal farsi ritrarre in compagnia di Letta e Conte proprio per non farsi appuntare alcuna bandierina sul petto.