Sabotata dagli ex renziani. Così è stata affossata l’intesa M5S-Pd in Piemonte

L’accordo tra il Pd e il M5S appare impossibile. Ma il vero nodo da sciogliere resta tutto interno ai dem.

Sabotata dagli ex renziani. Così è stata affossata l’intesa M5S-Pd in Piemonte

Ci sono storie dietro le storie ufficiali che meritano di essere raccontate. La Basilicata, ad esempio, nelle stanze della segreteria del Pd è tutta roba che attiene all’ex ministro Roberto Speranza. La segreteria del Partito democratico non perdona a Speranza di non averci messo la faccia sciogliendo immediatamente l’ingarbuglio provocato dalla candidatura non condivisa con il M5S di Chiorazzo, poi la candidatura lampo di Lacerenza e infine la convergenza su Marrese.

L’accordo tra il Pd e il M5S appare impossibile. Ma il vero nodo da sciogliere resta tutto interno ai dem

Per la segretaria l’ex ministro alla Salute è responsabile non solo del suo mancato coraggio che ha lasciato il fianco scoperto ai dem ma anche, e soprattutto, è colpevole di avere legittimato la protesta di dirigenti locali che hanno simbolicamente malmenato i due ambasciatori della segreteria scelti per costruire il cosiddetto campo largo con Giuseppe Conte, Igor Taruffi e Davide Baruffi, in tutte le regioni. La missione, manco a dirlo, è miseramente fallita. La prova regina più della Basilicata – ormai data per persa – è il Piemonte dove da mesi la coppia Taruffi-Baruffi (altresì detti “gli uffi” nelle chat interne del partito) ha tentato di risollevare i rapporti con il Movimento 5 stelle ai minimi termini, complice un pessimo rapporto tra l’ex sindaca M5S di Torino, Chiara Appendino, con i dirigenti dem piemontesi.

I sospetti sui riformisti di Bonaccini. Ma Elly insiste per trattare con Conte

Elly Schlein fin dal primo momento ha spinto per riuscire a coltivare il campo largo sotto l’ombrello di Chiara Gribaudo, deputata vice presidente del partito molto vicina alla segretaria, confidando nell’azione dei suoi due emissari. Anche in questo caso la missione è miseramente fallita. Taruffi e Baruffi incarnano infatti le due anime del Pd: da una parte un fedelissimo di Schlein della prima ora che proviene dalla sinistra parlamentare dall’altra un fedelissimo di Stefano Bonaccini che si porta sulle spalle il peso dell’opposizione interna di Base riformista, corrente minoritaria ma maggiormente furba del Pd.

I cosiddetti riformisti della mozione Bonaccini hanno il facile compito di logorare la segretaria simulando collaborazione e in un partito mangia-segretari con il Pd la missione è molto più facile di quello che potrebbe sembrare. Schlein aveva deciso di rinunciare alla candidatura di Gribaudo – e poi del consigliere regionale Daniele Valle – convinta che l’assessora Gianna Pentenero avrebbe permesso la convergenza con i 5S. Essere accusata di avere compiuto “una fuga in avanti” da Conte per Schlein è stata la prova che la trattativa si è svolta in maniera ben diversa da come le era stata raccontata. Dal Nazareno qualcuno spiega che il dubbio di un sabotaggio dolce dei bonacciniani (di cui Baruffi è espressione) sia molto più consistente di quel che pubblicamente si dice.

In Piemonte il Movimento 5 stelle intanto sta cominciando a lavorare a una sua candidatura

Il Movimento 5 stelle sta cominciando a lavorare a una sua candidatura, con il consigliere regionale uscente Ivano Martinetti e l’ex senatrice, già presidente della commissione Lavoro, Susy Matrisciano. Ma il pensiero di Schlein sta nelle parole di Igor Taruffi: “Finché non saranno depositate le liste c’è tempo. Diceva Boskov: rigore è quando arbitro fischia. Siamo al lavoro ovunque per costruire le condizioni più ampie possibili”. La partita per Schlein è tutt’altro che chiusa. La segretaria vuole provare a trattare direttamente con Conte per imbastire un’alleanza che appare quasi impossibile. A sinistra intanto Alleanza verdi e sinistra lamenta di avere appreso della candidatura di Pentenero dai giornali. Solo che alla fine, come spesso accade, la partita sembra prima di tutto interna al Partito democratico.