Sacra la maglia della X Mas sfoggiata da Montesano. Deriva fascista al Tg2 ma alla Rai nessuno fiata

Sacra la maglia della X Mas sfoggiata da Montesano. Deriva fascista al Tg2 ma alla Rai nessuno fiata per prendere le distanze

Sacra la maglia della X Mas sfoggiata da Montesano. Deriva fascista al Tg2 ma alla Rai nessuno fiata

“L’unico errore di Montesano è stato quello di ballare con quella sacra maglietta addosso”. Parola di un neofascista? Di un nostalgico del ventennio? Certo che no. Più prosaicamente del segretario di direzione del Tg2, la seconda rete nazionale, Paolo Bonetti il quale ha deciso di difendere con un post su Facebook “la sacra maglietta” della X Mas indossata da Enrico Montesano durante le prove di Ballando con le stelle.

Parliamo non proprio di un corpo di boy scout ma – è bene ribadirlo magari anche allo stesso Bonetti – di una delle milizie più feroci della Repubblica sociale di Mussolini, alleata dei nazisti fin dall’8 settembre prima ancora dei fascisti. “Secondo le stime dell’Atlante delle stragi nazifasciste fece almeno 300 morti innocenti”, ha spiegato pochi giorni fa lo storico Nicola Labanca.

Tanto per avere un’idea del perché non sia affatto sacra. A meno che non si debba credere che il buon Bonetti pensi che “sacro” sia un corpo armato e criminale. D’altronde nei commenti ai suoi post gli fanno i “complimenti camerata” e il 28 ottobre non manca di ricordare la marcia su Roma, la manifestazione fascista che segna simbolicamente l’inizio della dittatura di Mussolini nel 1922. Ma non è tutto.

Perché Bonetti ne ha pure per i politici. Purché ovviamente siano di sinistra (per la Meloni solo complimenti). “Brutta ciao” scrive parlando dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini. Dopo la questione migranti se la prende con “quella piccola (emoticon di un escremento di Macron”. Chiede a Enrico Letta se è “il titolare assoluto delle cazzate che leggiamo” sui social del segretario. Giuseppe Conte è invece “una melma”.

Mentre a Roberto Speranza dà direttamente del “merdaccia” scritto a carattere cubitali. Un galantuomo, dunque. Se non fosse però che il codice di condotta social della Rai obbliga a un comportamento decisamente diverso.

Cosa dice il codice

Ma cosa stabilisce a questo punto il codice di codotta? Un aspetto molto chiaro. In virtù del carattere pubblico, si legge, sebbene gli spazi web o i social network possano essere ritenuti attinenti alla sfera personale e in sé distinti dal ruolo ricoperto in azienda, “è inevitabile che le attività svolte a titolo personale da dipendenti o collaboratori del servizio pubblico possano generare delle conseguenze negative sull’immagine della Rai e delle Società del gruppo nel loro complesso”.

Il codice non lascia spazio a fraintendimenti: “Per questo è necessario essere estremamente attenti a qualunque cosa si scriva o si condivida che possa mettere in discussione i valori e i gli standard editoriali dell’azienda”. In ogni caso sono vietate le condotte che possano ritenersi lesive dell’immagine e degli interessi della Rai. Ed è difficile immaginare come le esternazioni di Bonetti non siano in qualche modo “lesive” dato che, si legge sempre nel codice di condotta, “lo spazio virtuale web e social è a tutti gli effetti uno spazio pubblico, in quanto visibile ad un insieme potenzialmente illimitato di fruitori” e che “qualunque pensiero venga pubblicato, condiviso o linkato può diventare permanente o comunque essere visibile per molto tempo”.

Nostalgici alla riscossa

Vedremo cosa accadrà. Certo è che, se Bonetti non dovesse essere toccato, si legittimerebbe un comportamento non proprio affine a quello che dovrebbe tenere il servizio pubblico. A meno che anche Bonetti non emigri al ministero della Cultura da Gennaro Sangiuliano. Che nel frattempo già ha assunto come portavoce la “sua” ex giornalista Marina Nalesso, divenuta famosa per le sue croci vistose al collo durante le conduzioni del Tg.