Salari, le retribuzioni italiane al palo: quasi 9 punti in meno del 2021

Le retribuzioni in termini reali sono scese dell'8,8% rispetto al gennaio 2021, mentre in Germania aumenta il salario minimo.

Salari, le retribuzioni italiane al palo: quasi 9 punti in meno del 2021

Quasi nove punti in meno rispetto al gennaio 2021: le retribuzioni in termini reali, a settembre, restano al di sotto dell’8,8% rispetto ai livelli di quattro anni fa. Ma i dati dell’Istat evidenziano anche altri due dati: la dinamica salariale immobile rispetto al mese precedente e il fatto che quasi la metà dei lavoratori non ha un contratto rinnovato. E mentre gli stipendi italiani sono sempre più bassi, dalla Germania arriva uno schiaffo morale con il nuovo aumento del salario minimo.

Ma partiamo dai dati Istat: nel terzo trimestre la crescita delle retribuzioni contrattuali ha rallentato rispetto al trimestre precedente, pur restando al di sopra dell’inflazione (ormai in frenata). Pesa il rallentamento nel settore industriale. A settembre l’indice delle retribuzioni orarie, come detto, è invariato rispetto ad agosto mentre aumenta del 2,6% rispetto al settembre del 2024, con un aumento più marcato per i lavoratori della Pa, soprattutto per i ministeri e il comparto militari-difesa. Per quanto riguarda i contratti collettivi nazionali, a fine settembre sono 46 quelli in vigore, per circa 7,5 milioni di dipendenti (il 56,9% del totale) e il 54,6% del monte retributivo.

Retribuzioni ferme e contratti scaduti

I contratti in attesa di rinnovo sono invece 29 e coinvolgono circa 5,6 milioni di dipendenti (il 43,1%). Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto nell’ultimo anno è passato da 18,3 a 27,9 mesi. Una dimostrazione che la contrattazione collettiva, su cui tanto punta il governo, arranca. Cifre che riportano la maggioranza nel mondo reale, come sottolinea il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, chiedendo di intervenire subito: “Finora chi prometteva soldi ‘con un click’ ha solo messo una montagna di miliardi sulle armi”. Dura anche la segretaria del Pd, Elly Schlein: “Meloni continua a negare il crollo degli stipendi, ma i dati Istat raccontano un’altra storia”. Le cifre evidenziano che “chi lavora perde, in media, uno stipendio all’anno”.

Mentre la Germania aumenta il salario minimo

Ben diversa è invece la situazione in Germania, dove le retribuzioni crescono nonostante la crisi economica del Paese. E il merito è anche del salario minimo, che verrà ulteriormente alzato dal primo gennaio 2026, come deciso dal governo di Berlino. Arriverà a 13,9 euro l’ora, per poi salire ulteriormente a 14,6 euro nel 2027, contro gli attuali 12,82 euro. Il governo ha dato il via libera all’aumento dopo la raccomandazione della Commissione per il salario minimo, composta dai rappresentanti delle imprese e dei lavoratori. Il beneficio riguarderà circa 6,6 milioni di lavoratori e i costi aggiuntivi per i datori di lavoro saranno di 2,2 miliardi l’anno prossimo e poi di 3,4 miliardi nel 2027.