Se non è una guerra ai diritti dei lavoratori e agli stipendi dignitosi, poco ci manca. Il governo ha deciso di impugnare la legge della Regione Toscana sul salario minimo, cioè un provvedimento che favorisce nelle gare regionali le aziende che applicano condizioni dignitose ai lavoratori.
Il governo ha impugnato, durante il Consiglio dei ministri di ieri, la legge toscana che ha introdotto, nelle gare regionali ad alta intensità di manodopera, il criterio premiale per le imprese che applicano un salario minimo orario di 9 euro lordi l’ora o più. Il governo ritiene che queste disposizioni si pongano “in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della concorrenza”. Insomma, garantire paghe dignitose sfavorirebbe la concorrenza.
Salario minimo, il governo impugna la legge della Toscana: il Pd all’attacco
La segretaria del Pd, Elly Schlein, va all’attacco dell’esecutivo: “Ancora una volta il Governo Meloni dimostra di avere paura del salario minimo. Tant’è che impugna la legge regionale della Toscana presso la Consulta pur di far scomparire dal dibattito pubblico questa legge di civiltà. È scandaloso, considerato che le famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese per le bollette alte e gli stipendi bassi. Stiano tranquilli, non solo continueremo a batterci perché in Parlamento torni la legge di iniziativa popolare su cui abbiamo raccolto oltre centomila firme, ma il salario minimo sarà centrale in tutti i programmi elettorali nelle regioni in cui andremo al voto. Non ci fermeranno con questi trucchetti”.
Critico anche Nicola Fratoianni, di Avs: “Se si fosse trattata di una legge a favore delle banche o delle compagnie energetiche il governo Meloni non avrebbe fatto una piega. Ma di fronte alla legge della Regione Toscana sul salario minimo da garantire ai lavoratori, la destra si è messa prontamente all’opera per bloccarla. È più forte di loro: quando qualcuno vuole tutelare i più deboli, i lavoratori e le lavoratrici a mettere i bastoni fra le ruote ci pensa il governo Meloni: una destra nemica della povera gente e di chi fatica ad andare avanti, ecco cosa sono”.