Salario minimo, Tucci: “Dal Pd tre proposte discordanti tra loro: si decidano”

Parla il deputato M5S della Commissione Lavoro, Riccardo Tucci: "Subito il salario minimo. Ora vediamo chi ci sta sul serio".

Salario minimo, Tucci: “Dal Pd tre proposte discordanti tra loro: si decidano”

Uno stipendio da 3,96 all’ora, anche se è previsto da un contratto collettivo nazionale, va contro la Costituzione. Ad affermarlo il Tribunale di Milano, rendendo giustizia a una dipendente della società Civis di Padova. Riccardo Tucci, membro M5S della Comissione Lavoro della Camera, è una sentenza che vi dà ragione?
“Una sentenza che dà ragione ai tanti lavoratori che prendono salari da fame, che ledono la dignità umana oltreché la Costituzione, come ha ricordato il Tribunale di Milano con questa importante sentenza. Peraltro, quello della vigilanza privata e dei servizi fiduciari è un settore in cui il contratto collettivo è scaduto da anni e dove c’è una scarsa attenzione alla prevenzione da infortuni e malattie professionali. Una situazione che come M5S denunciamo da anni, più precisamente dal 2013 quando proponemmo per la prima volta di introdurre anche in Italia un salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora. Anche in questa legislatura abbiamo ripresentato, a firma del presidente Giuseppe Conte, la nostra pdl: da un lato, questa si propone di rafforzare la contrattazione collettiva ‘sana’, mettendo fuorigioco i contratti ‘pirata’; dall’altro, intende fissare una soglia di dignità sotto cui nessun Ccnl può scendere. L’iter in commissione Lavoro alla Camera è iniziato nelle scorse settimane, vedremo alla prova dei fatti chi ci starà e chi no”.

A che punto è l’interlocuzione con le altre forze politiche sul salario minimo? Il Pd ha capito che l’originaria proposta Orlando non andava nella giusta direzione?
“Questo andrebbe chiesto a loro. Non posso fare a meno di notare, però, che al momento in commissione risultano depositate tre proposte di legge del Pd discordanti fra loro. Da parte nostra c’è la disponibilità a collaborare con tutte le forze politiche che intendono perseguire l’obiettivo di combattere il lavoro povero, ma su una cosa vogliamo essere chiari da subito: non siamo disponibili a fare accordi al ribasso, utili per conquistarsi qualche titolo di giornale ma che non risolvono i problemi che quotidianamente attanagliano milioni di persone”.

Il potere d’acquisto è calato nell’ultimo trimestre dello scorso anno del 3,7% mentre il carovita galoppa e le persone risparmiano anche sulle spese alimentari. Il governo affronterà prima o poi l’emergenza salariale?
“Non mi pare che questa sia la priorità del governo. In questi mesi, Giorgia Meloni & Co. sono stati più impegnati a smontare le leggi approvate dal M5S – dal Reddito di cittadinanza al Superbonus – e a favorire corrotti ed evasori che ad affrontare i problemi reali degli italiani, a cominciare da quello degli stipendi. Chiamano il salario minimo ‘specchietto per le allodole’ quando in 21 Paesi europei su 27 questa misura c’è e funziona: è evidente che vivono su un altro pianeta”.

Il ministro Francesco Lollobrigida conferma il suo astio nei confronti del Reddito di cittadinanza. Sostiene che non si possano obbligare i percettori ad andare a lavorare nei campi ma che se non vanno allora è giusto toglier loro il sussidio.
“Siamo davanti all’ennesimo attacco gratuito al Rdc, anche stavolta smentito dai numeri. Basta leggere quelli contenuti nella relazione che l’Inps ha presentato al convegno dell’Inapp del 23 marzo scorso per scoprire che nel 2022, degli 890.652 operai agricoli assunti, 91.772 appartenevano a nuclei famigliari che avevano percepito o percepivano il Reddito. Parliamo peraltro di un settore dove il lavoro povero e lo sfruttamento dilagano: nel 2021, sono state 230mila le vittime di caporalato, un quarto dell’intera forza lavoro in agricoltura. È molto grave che un ministro non conosca queste cifre e parli come al bar, ma tant’è…”.

Che lei sappia sono partiti i corsi di formazione per i percettori del sussidio?
“Assolutamente no. Così come non sono stati potenziati i Centri per l’impiego malgrado il fatto che nel 2019, grazie al M5S, le Regioni – 15 delle quali governate dalla stessa maggioranza che a Roma anima il governo Meloni – abbiano ricevuto un miliardo di euro dallo Stato per assumere 11.600 nuovi operatori. Nella mia Regione, la Calabria, al 31 dicembre dell’anno scorso nessuno dei 623 addetti era ancora stato contrattualizzato. Ma ovviamente su questo la Destra, con il codazzo della stampa amica, tace”.

Anche su salario minimo e Reddito di cittadinanza l’Italia va in direzione contraria all’Europa.
“Questo è nei fatti. Mentre Bruxelles chiede agli Stati membri di rafforzare i regimi di reddito minimo garantito (il Rdc, ndr), il governo cancella la nostra misura e si prepara a sostituirla con un’altra per la quale saranno stanziati 2/3 miliardi in meno: così facendo, circa 1/3 della platea di persone che versano in povertà sarà tagliata fuori, con conseguenze prevedibili. Evidentemente l’obiettivo di Meloni è smantellare il nostro sistema di welfare: non glielo permetteremo”.