Da una parte lui, Matteo Salvini, “emozionato” per il via libera del Cipess al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Un’opera da 13,5 miliardi di euro “che sarà parte della soluzione dei problemi del Sud”. E c’è anche la premier, Giorgia Meloni, che con toni da Cinegiornale, magnifica “il ponte quale simbolo ingegneristico di rilevanza globale, dimostrazione della forza di volontà e della competenza tecnica dell’Italia”, nonché dimostrazione plastica di come il suo governo sia per “utilizzare gli investimenti pubblici come leva per lo sviluppo della nazione, spendere le risorse bene e velocemente, evitare gli sprechi e le inefficienze, realizzare quello che è necessario per l’Italia”.
Il Ponte “costa come la decarbonizzazione dell’economia”
Dall’altra ci sono le opposizioni, che ricordano, come fa per esempio la dem Chiara Braga, che l’opera costerà l’equivalente “della spesa farmaceutica delle Regioni; delle risorse del Pnrr per la sanità pubblica; dei costi per risanare il buco delle pensioni della pubblica amministrazione; ma anche della decarbonizzazione dell’economia italiana, o del sistema di deduzioni e detrazioni fiscali per l’industria italiana”.
O il verde Angelo Bonelli, per il quale il Ponte sullo Stretto è “un’opera che rappresenta il più grande spreco di denaro pubblico mai visto in Italia: 14,6 miliardi di euro dei cittadini, senza un solo euro di investimenti privati. Nemmeno Berlusconi aveva osato tanto. È il capolavoro di Salvini che butta miliardi in cemento e propaganda. L’approvazione arriva nonostante il parere negativo dell’ambiente e il rischio sismico, con un pilone che sorge su una faglia attiva”.
All’alta velocità Salerno-Reggio Calabria mancano 17 miliardi
Oppure l’M5s Daniela Morfino che sottolinea come “nel progetto del ponte prevalgono le incertezze, i rischi anche sul fronte ambientale, sismico, per non parlare dei costi. Dopo le centinaia di milioni già spesi, l’altra spada di Damocle che pende sull’Italia è l’approvazione delle penali nel caso in cui l’opera non venisse realizzata. In pratica, comunque vada, si pagherà”. E che aggiunge che “mancano oltre 17 miliardi di euro per il completamento dell’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Ma figuriamoci se può interessare al centrodestra…”.
E Salvini lancia la Metropolitana dello Stretto
Critiche alle quali il ministro Salvini è impermeabile. I lavori, stando a quanto da lui stesso annunciato, dovrebbero partire tra fine settembre e inizio ottobre 2025 (“una volta ottenuta la bollinatura da parte della Corte dei Conti”) e finire nel 2032. Il primo attraversamento è fissato tra il 2032 e il 2033. “Sarà il Ponte a campata unica più lungo al mondo, un’infrastruttura del genere è un acceleratore di sviluppo”, ha aggiunto Salvini, prima di calare l’asso, cioè l’annuncio della nascita della ‘Metropolitana dello Stretto‘, tre stazioni ferroviarie sotterranee “che collegheranno tutti i giorni studenti, pendolari, lavoratori, ingegneri, turisti da una sponda all’altra”. Una mole di persone che oggi non esiste, ma che evidentemente il ministro prevede si materializzerà nel 2023…
“Impegnati contro i malfattori h24”
Il vicepremier è anche intervenuto su uno dei temi più caldi: il contrasto alle infiltrazioni mafiose. Lo stesso tema che aveva suscitato le ire del Quirinale, quando Salvini aveva tentato di annacquare i controlli antimafia, dovendo poi fare un precipitoso dietrofront. Stavolta invece andrà tutto bene, assicura. “Il fronte della sicurezza è un fronte fondamentale, che ci vede schierati h24”, ha dichiarato, aggiungendo che insieme al Viminale stanno venendo presi in considerazione “tutti i Protocolli già adottati per eventi come l’Expo o le Olimpiadi”, per fare in modo che “tutta la filiera sia impermeabile ai malintenzionati”.
Del resto, ha aggiunto, “se non si deve fare il Ponte perché in Sicilia c’è la mafia, perché in Calabria c’è la ‘ndrangheta.. allora non facciamo più niente”.
Il ministro promette 23 miliardi di ritorni, ma non dice da dove arriveranno quei soldi
Infine, Salvini snocciola numeri sui ritorni economici dell’opera, ricordando gli studi (di chi però non l’ha specificato) che parlano di una ricchezza prodotta pari a 23 miliardi, in grado dunque di ripagare completamente l’investimento. Nel progetto, ha infine ricordato (un contentino ai leghisti del Nord niente affatto felici della maxi-opera) “saranno coinvolte aziende da tutte Italia, dalla Lombardia, prima regione per coinvolgimento, al Veneto, al Lazio, all’Emilia-Romagna”, mentre per quanto riguarda il personale impiegato nella realizzazione dell’opera si partirà “da Sicilia e Calabria, tra le due regioni a più alto tasso di disoccupazione giovanile in Europa”. Quindi tutti felici e contenti, che ora c’è il ponte.