Salvini è fuori controllo. Ormai l’ha capito pure Draghi. SuperMario tra l’incudine della Lega e il martello delle Regioni

Lo strappo di Salvini: sul decreto Riaperture fa astenere i ministri leghisti in Consiglio dei ministri nonostante la mediazione di Giorgetti

Salvini è fuori controllo. Ormai l’ha capito pure Draghi. SuperMario tra l’incudine della Lega e il martello delle Regioni

E anche Mario Draghi, dopo Giuseppe Conte, ha scoperto chi è Matteo Salvini. L’amara constatazione su chi sia, rispetto al suo predecessore col quale il leader della Lega arrivò al clamoroso
strappo nella ormai nota estate del Papeete a poco più di un anno dall’insediamento del governo gialloverde, è arrivata addirittura ad appena due mesi dal giuramento.

Salvini è fuori controllo. Ormai l’ha capito pure Draghi

Lo strappo di Salvini che sul decreto Riaperture fa astenere i ministri leghisti in Consiglio dei ministri – nonostante la mediazione del  solito Giancarlo Giorgetti- ufficialmente perché il coprifuoco resta alle 22, è un colpo basso a Draghi. Che, per usare un eufemismo, sarebbe “molto irritato”. È inaccettabile che un partito si sfili platealmente da un provvedimento così importante. Con misure peraltro già concordate, e resti in maggioranza battagliando su ogni cosa ogni giorno.

Dal Pd al M5S tutti ne hanno abbastanza e non sta in piedi la giustificazione che anche ieri Salvini ha dato. “Io penso che l’Italia meriti rispetto, spero che in una quindicina di giorni si torni al buonsenso. Credo che Draghi apprezzi la lealtà, la schiettezza e la coerenza. Noi abbiamo dato la fiducia al governo Draghi, non al governo Franceschini-Speranza”, afferma mettendo ancora una volta in mezzo i due ministri in quota LeU e Pd per non attaccare – per il momento – direttamente il premier.

Ma nelle coalizioni e a maggior ragione in una maggioranza amplia e variegata  come l’attuale, tutti rinunciano a qualcosa per raggiungere l’obiettivo comune. Non possono esistere partiti di lotta e di governo: chi non accetta questo principio rimane fuori. Come  coerentemente ha fatto Giorgia Meloni premiata dai sondaggi in continua ascesa e che non a caso Salvini “soffre”. Tanto che anche ieri è tornato a tirala in ballo: “A differenza della Meloni che ha scelto di stare fuori a protestare, dall’interno del governo noi possiamo incidere”.

SuperMario tra l’incudine della Lega e il martello delle Regioni

Per giustificare lo strappo in Cdm il segretario leghista si trincera dietro al malcontento dei territori (“Se tutte le regioni e tutti i comuni di ogni colore chiedono la stessa cosa allora non è un capriccio della Lega”). Ma ad alzare lo scontro è proprio un governatore leghista, il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, scettico sul coprifuoco e sulla percentuale di studenti da far rientrare a scuola in presenza da lunedì. “Si è incrinata la leale collaborazione tra Stato e Regioni, in Cdm è stato cambiato un accordo siglato tra istituzioni e questo è un precedente molto grave, non credo sia mai successo”, ha tuonato ieri. Subito ripreso da Salvini: “Le regioni fanno bene a lamentarsi, è grave ridiscutere gli accordi presi sulla scuola per le pressioni del M5S”.

D’altro canto la strategia del Capitano ha una logica ben precisa. Secondo i suoi piani l’esecutivo dell’ex presidente Bce dovrebbe avere una durata di undici mesi e qualche settimana. Cioè fino
all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Che dovrebbe essere proprio Draghi, il cui  primo atto sarebbe nominare un premier che lo sostituisca per varare un governo elettorale. E poi sciogliere le camere per votare a giugno 2022. Ecco perché il Capitano sta iniziando a “picconare” l’esecutivo di cui fa parte – come fece già nel 2019 sperando anche quella volta di andare ad elezioni – prendendo di mira i soliti grillini, Speranza e Franceschini. Per creare una crisi e agevolare la salita del numero della Bce al Colle, scongiurando il temutissimo scenario B. Un’altra personalità (oppure, ipotesi però smentita dall’interessato, la conferma per qualche tempo di Sergio Mattarella e il governo Draghi che dura molto più tempo. Una prospettiva che metterebbe Salvini irrimediabilmente all’angolo.