Salvini si è presentato davanti a Draghi ieri per chiedere la zona gialla per sei regioni. Anche se i numeri di Speranza dicono altro

Salvini si è presentato davanti a Draghi ieri per chiedere la zona gialla per sei regioni. Anche se i numeri di Speranza dicono zona arancione

Salvini si è presentato davanti a Draghi ieri per chiedere la zona gialla per sei regioni. Anche se i numeri di Speranza dicono altro

Un retroscena dell’incontro tra Mario Draghi e Matteo Salvini ci dice che il segretario della Lega si è presentato davanti al premier con una cartellina di numeri e dati per sostenere che sei regioni italiane hanno un trend da zona gialla. La Stampa fa sapere oggi che le «magnifiche sei» sarebbero Abruzzo, Basilicata, Molise, Piemonte, Alto Adige e Umbria.

Salvini si è presentato davanti a Draghi ieri per chiedere la zona gialla per sei regioni. Anche se i numeri di Speranza dicono altro

Ma pur con dati un po’ più ballerini già oggi avrebbero un profilo di rischio da giallo anche Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche e Trentino. In tutto più di mezza Italia che potrebbe ritornare a riveder le stelle. I numeri però dicono altro. L’Italia con l’ordinanza del ministro  della Salute Roberto Speranza al massimo potrà diventare più arancione, visto che ci sono almeno cinque regioni che sperano di uscire dalla zona rossa da lunedì prossimo: in testa ci sono Lombardia e Piemonte seguite da Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana. In vista del report sul monitoraggio settimanale che sarà diffuso in queste ore, nella migliore delle previsioni l’Italia conta di poter arrivare a misure meno rigide per due terzi del territorio.

A restare rosse sarebbero però quasi sicuramente Calabria, Campania, Puglia e Valle d’Aosta a cui rischia di aggiungersi la Sardegna. Diversi territori però guardano oltre e sulla base delle cifre attuali dei contagi – a disposizione dei governatori di centrodestra – il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha calcolato un trend da zona gialla per almeno sei, tra regioni e province autonome: Veneto, Marche, Umbria, Abruzzo, Trento e Bolzano. “E’ un dovere riaprire la seconda metà di aprile, se i dati lo permetteranno. Non si può stare in rosso a vita”, spiega il leader del Carroccio dopo un incontro a Palazzo Chigi con il premier, e aggiunge: “con Draghi abbiamo parlato di dati: dove è tranquillo è un dovere ripartire. Draghi lo ha condiviso”.

Il Capitano, Draghi e Speranza

Il presidente del Consiglio ha poi chiarito in conferenza stampa che “è normale chiedere aperture: la migliore forma di sostegno all’economia sono le aperture, ne sono consapevole. Voglio vedere nelle prossime settimane di riaprire in sicurezza a partire dalle scuole, obiettivo è un mese di presenza”.

Ieri invece il premier durante la conferenza stampa su Speranza è stato chiaro e netto. “Ho detto al ministro Salvini che ho voluto io il ministro Speranza e ne ho grande stima”, ha dichiarato Draghi. Poi il confronto con i presidenti di Regione e i rappresentanti dell’Anci, per parlare del Recovery plan (arriverà il 30 aprile) e provare a smussare rapporti non sempre facili. Alla fine, il premier si mostra “ottimista” sulla collaborazione: “Non esistono Regioni o Stato, esistiamo noi”, dice il premier. E nell’elencare le colpe dei ritardi della campagna vaccinale cita i contratti fatti male, le esportazioni non bloccate quando si doveva e le defaillance di chi, come Astrazeneca, si è “venduto due o tre volte le stesse dosi”.

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