Salvini è allergico agli scioperi

Il ministro dei Trasporti Salvini precetta la protesta del trasporto locale. Smantellando una garanzia costituzionale.

Salvini è allergico agli scioperi

Matteo Salvini è allergico agli scioperi. E ai sindacati. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha precettato lo sciopero dei trasporti di venerdì 29 settembre indetto dall’Usb, riducendolo da 24 a 4 ore. Il sindacato ha quindi deciso di posticipare la protesta, rinviandola al 9 ottobre. Confermato, invece, lo sciopero dell’handling aeroportuale (di 24 ore) sempre per la giornata del 29 settembre.

Salvini non è nuovo alla precettazione degli scioperi, avendo già preso questa decisione a luglio per la mobilitazione del trasporto ferroviario. In quell’occasione la motivazione fu legata a una giornata particolarmente complicata per il caldo intenso e per l’esodo estivo che iniziava. Questa volta, però, non c’è neanche una giustificazione.

La scure del ministro Salvini sugli scioperi non ha una vera giustificazione. E in pochi mesi è già il secondo caso

Tanto che lo stesso Salvini ha motivato la precettazione sostenendo che non poteva accettare che “milioni di lavoratori e di studenti rimanessero a piedi tutto il giorno e tutta la sera”. Ovvero, il vicepresidente del Consiglio non può accettare il diritto di sciopero, che ha proprio l’obiettivo di creare disagi alla popolazione, garantito dalla Costituzione.

La precettazione dello sciopero ha portato l’Usb a spostare la mobilitazione, spiegando che non bastano quattro ore ai lavoratori “per rivendicare i propri diritti”. Il sindacato di base definisce la decisione di Salvini come “un’aggressione all’esercizio del diritto di sciopero”, soprattutto in questo caso in cui si tratta di una protesta politica e quindi “molto scomoda” per il governo.

Lo sciopero era stato indetto da Usb Lavoro Privato, ma a livello territoriale avevano aderito anche altre sigle. La mobilitazione è rinviata al 9 ottobre 2023. Salvini non è nuovo a decisioni di questo tipo: ha fatto lo stesso anche il 12 luglio, quando ha dimezzato lo sciopero nazionale dei treni. Allora fece infuriare i sindacati. In quel caso il ministro era intervenuto dopo la mediazione fallita tra aziende e sindacati.

La precettazione era arrivata con la giustificazione del caldo e dell’esodo estivo, ma per i sindacati si era trattato di un’iniziativa “vergognosa, sbagliata e illegittima”. “Questo Paese nega il diritto di scioperare”, disse il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri. Per uno sciopero che era stato convocato da più di un mese, ovvero da quando era stato rinviato in seguito alla richiesta dello stesso Salvini dopo l’alluvione in Emilia-Romagna.

Il ministro precetta la protesta del trasporto locale. Smantellando una garanzia costituzionale

La precettazione è un provvedimento amministrativo straordinario che può essere emesso in caso di “fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati”. Tradotto: non si può precettare uno sciopero semplicemente perché si crea un disagio all’utenza, anche perché questo è proprio lo spirito che lo guida.

Si può precettare la protesta quando si pregiudica l’esercizio costituzionale dei diritti degli utenti, quando esistono violazioni o rischi più gravi per l’individuo. Tra l’altro la precettazione dovrebbe avvenire solamente dopo un tentativo di conciliazione tra le parti. Salvini, con la seconda precettazione, quanto mai poco motivata, sta di fatto dando un colpo al diritto di sciopero garantito dalla Costituzione.

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