L’immagine è circolata veloce: Matteo Salvini che stringe con affetto l’ambasciatore russo Alexei Paramonov al ricevimento organizzato dall’ambasciata cinese a Roma. Era la celebrazione del 76° anniversario della Repubblica Popolare Cinese e del 55° delle relazioni con l’Italia, ma la festa diplomatica si è trasformata nell’ennesimo caso politico. Un vicepremier che si fa fotografare sorridente con il rappresentante di Mosca, nel giorno in cui Putin supervisionava manovre militari con centomila uomini, non poteva passare inosservato.
Salvini ha risposto a modo suo: «Preferisco una stretta di mano a uno sguardo rabbioso», ha detto a Telelombardia, rivendicando la normalità del gesto. Ha raccontato di aver salutato «decine di ambasciatori», compresi quelli di Spagna e Italia, e di non capire lo scandalo. «Se vuoi avere buone relazioni e dialogo, saluti. È questione di educazione». Poi il solito ritornello: i militari, spiega, andrebbero usati «sui treni, sugli autobus, davanti alle scuole, non mandati a combattere in Russia».
Dal ricevimento cinese allo scandalo italiano
Le reazioni non si sono fatte attendere. Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd, ha definito l’atteggiamento di Salvini «deferente e affettuoso» verso chi «ha attaccato duramente il nostro Paese», chiedendo a Giorgia Meloni di chiarire se sia contenta di un vicepremier che «danneggia la credibilità italiana». La senatrice Sandra Zampa ha parlato di «sconcertante abbraccio» e ha ricordato come Mosca abbia insultato il presidente Mattarella solo pochi mesi fa. Simona Malpezzi ha alzato ulteriormente i toni: «Salvini è la quinta colonna di Putin in Europa».
Riccardo Magi di +Europa ha posto la questione in termini di sicurezza nazionale: «Il problema dell’Italia non è scegliere tra il fronte est o il Mediterraneo, ma avere un vicepresidente del Consiglio che tifa apertamente per Putin». Dalla maggioranza, nessuna nota ufficiale. Silenzio di Palazzo Chigi, mentre Crosetto insiste sulla necessità di rafforzare la difesa e Tajani prova a tenere il passo con le cancellerie europee.
Le reazioni
Intanto Salvini non arretra. Continua a ripetere che «gli italiani non vanno a letto con la paura dell’invasione russa, ma dei clandestini». Una linea che mescola la sicurezza interna con la politica estera, utile per parlare al proprio elettorato più che a Bruxelles.
Eppure l’imbarazzo resta. «Il problema non è tanto la stretta di mano – ha scritto Marco Lombardo di Azione – ma il fatto che da anni Salvini vada a braccetto con la Russia di Putin mettendo in imbarazzo la sua maggioranza e il nostro Paese». I precedenti, del resto, non mancano: dai selfie con la maglietta di Putin in Piazza Rossa alle intese politiche coltivate quando la Lega sognava un’alleanza con Russia Unita.
Scivoloni e passi falsi
Non è ovviamente la prima volta che Salvini inciampa pubblicamente sulle relazioni con la Russia. Nel 2014 guidò una delegazione della Lega a Mosca e in Crimea chiedendo la revoca delle sanzioni contro il Cremlino, sostenendo che danneggiavano l’Italia e l’Europa. Nello stesso anno fece tappa a Simferopoli, incontrando autorità locali insediate da Mosca e parlando della necessità di attenuare le misure punitive occidentali. Più tardi, il caso Metropol finito al centro di un giallo internazionale e di roventi polemiche in Italia. E anche dopo l’invasione dell’Ucraina, Salvini non ha mai nascosto di ritenere “assurde” le sanzioni, arrivando persino a difendere indirettamente alcune scelte del Cremlino.
Ora, nell’Italia di Giorgia Meloni, la premier che ha scommesso sulla vittoria dell’Ucraina, quell’abbraccio è molto più di un gesto di cortesia diplomatica. È il simbolo di un fascino mai nascosto, di un amore per la Russia che nessuna guerra, nessuna invasione e nessuna strage civile sembra poter scalfire. Salvini rivendica la stretta di mano come gesto di pace. Gli alleati guardano altrove. E il Paese paga in credibilità internazionale.