Salvini e Meloni litigano già per le poltrone

Salvini e Meloni litigano sulle poltrone già prima del voto. Il leader della Lega si è autocandidato ministro dell'Interno.

Salvini e Meloni litigano già per le poltrone

Non ce la fa Matteo Salvini a tenere a freno la lingua, come gli consigliano anche i suoi più fedeli compagni di partito. C’è da capirlo. Ha passato anni a sognare questo momento, vedendosi incoronato come leader della Lega primo partito in Italia  dopo averla raccolta mentre era di pochi spiccioli percentuali e invece ogni giorno che passa vede l’obiettivo sempre più improbabile, praticamente impossibile.

Giorgia Meloni incassa ogni giorno endorsement sempre più convinti e ha adottato la strategia di apparire la responsabile del gruppo, tra Berlusconi e Salvini (e lo so, fa già ridere così) e come avviene spesso in questo Paese un pezzo della stampa e dell’imprenditoria è pronta a ad asservirsi. Salvini osserva Meloni che si staglia all’orizzonte come europeista e atlantista, pronta a calcare i consessi internazionali, mentre a lui non resta che lucrare sugli sbarchi, sulle tasse e sulla propaganda trita e ritrita che ormai non funziona più.

Matteo Salvini si è autocandidato ministro dell’Interno

«Mancano 55 giorni al voto. – dice Salvini in tour elettorale a Chioggia (Venezia) – Noi ci siamo impegnati a fare campagna elettorale basata solo sulle proposte. Più la sinistra insulta, più noi dobbiamo rispondere con i fatti e il sorriso. Di là sono terrorizzati dal fatto di perdere la poltrona. Se va come va, tra un mese e mezzo il centrodestra governerà per cinque anni questo paese e la Lega sarà alla guida di questo centrodestra».

Le proposte di Salvini? «Azzerare l’Iva, le tasse sui beni di prima necessità, pane, pasta, latte, frutta, verdura», che è poi una proposta di quasi tutti i partiti e magari – dice il segretario della Lega – farlo togliendo il reddito di cittadinanza: «io penso che potrebbero essere meglio spesi una parte di quei quattrini», spiega strizzando l’occhio a Renzi. 

Ma il centrodestra non è tranquillo e non finge nemmeno troppo bene. «Sul tavolo del programma la Lega chiederà agli alleati di firmare, per poi essere omogenei dopo una eventuale vittoria, alcuni accordi», ha detto Matteo Salvini a Radio anch’io, facendo intendere che manca l’intesa su alcuni punti. «Il centrodestra è compatto.

I litigi li lasciamo a Letta, Calenda, Renzi e Conte», dice Salvini, che subito dopo aggiunge «se va come va, tra un mese e mezzo il centrodestra governerà per cinque anni questo paese e la Lega sarà alla guida di questo centrodestra», provando a rivendicare ancora una leadership nella coalizione a cui non crede più nessuno. Giorgia Meloni intanto si gode l’ultimo sondaggio di Youtrend per Sky Tg24 che vede ill suo partito al 24,2%, (sette giorni fa era al 23,8%) e si limita a qualche messaggio sui social contro Letta, provando a non cadere nelle trappole dei suoi alleati.

Salvini e Meloni litigano sulle poltrone già prima del voto

Il centrodestra comunque da giorni bolle per la scelta delle poltrone del nuovo governo che ha già in mente di presiedere. L’ordine all’interno della coalizione è quello di non lasciare trasparire tensioni che non sono nient’altro che spartizioni di potere ma Giorgia Meloni ha già prenotato Palazzo Chigi e Salvini, per non essere da meno, si è già intestato il Viminale, provando a ripetere la scenetta dell’uomo forte al Ministero dell’Interno per guadagnare autorevolezza.

«Al Viminale? Io mi vedo dove gli italiani mi vedono», dice Salvini in un’intervista radiofonica e non è un caso che i suoi attacchi alla ministra Lamorgese si siano intensificati. Alla fine, come al solito, prova a calmare gli animi il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani che ai microfoni di Radio24 spiega: «se tutto il centrodestra è d’accordo, si può indicare qualche nome anche se non si può indicare tutta la lista. Berlusconi sta riflettendo su alcune personalità importanti. Ovviamente nel rispetto del ruolo del presidente della Repubblica».

Secondo Tajani per la scelta dei ministri, anche di quello dell’Economia, «ci vuole la qualità e l’esperienza, non è indispensabile sia parlamentare. Ma – aggiunge – ci vogliono persone capaci e competenti nei diversi settori». «Io il ministro per un annetto l’ho fatto – ribadisce Salvini -. Se ci ridarete fiducia torneremo a proteggere i confini del nostro Paese e portare sicurezza nelle nostre città, perché non è possibile vedere migliaia di sbarchi incontrollati».

«Solo nel mese di luglio di quest’anno – ha aggiunto – sono sbarcati più clandestini che tutto il 2019 quando c’era la Lega al governo con 6 milioni di italiani poveri che devono scegliere tra il pranzo e la cena».

Ha un grande appetito questo centrodestra che vorrebbe sembrare adulto. È l’appetito per le posizioni di potere di chi appare convinto di poter governare senza bisogno di stampelle o all’interno di governi di “unità nazionale”. Ed è quella fame che fa spavento, questo loro spartirsi la Repubblica ancora prima delle elezioni, noncuranti delle elezioni e del Presidente della Repubblica. Del resto è la loro natura.