Salvini disperato per i sondaggi vuole federarsi con Forza Italia per non farsi sorpassare dalla Meloni

Il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega è ormai vicinissimo. E a Salvini resta un solo modo per salvare la leadership del Centrodestra: federarsi con Forza Italia per sommarne i voti. Berlusconi apre, ma metà degli azzurri gli si rivolta contro.

Salvini disperato per i sondaggi vuole federarsi con Forza Italia per non farsi sorpassare dalla Meloni

L’idea era nell’aria già da un po’: non è una novità infatti che Matteo Salvini parli di “centrodestra di governo” e non centrodestra tout court quando si riferisce ai partiti della coalizione che appoggiano l’esecutivo Draghi, cioè tutti tranne FdI.

Salvini disperato per i sondaggi vuole federarsi con Forza Italia

E adesso, da semplice suggestione, il progetto sta prendendo forma: ieri il leader della Lega ha contattato Silvio Berlusconi e nel corso della telefonata definita “affettuosa, positiva e con lo sguardo rivolto al futuro”, i due leader si sono confrontati sull’ipotesi di dar vita ad una ‘federazione’. “Vogliamo costruire per il bene dell’Italia”, ha detto il segretario del Carroccio, trovando dall’altro capo del telefono un Cavaliere più che possibilista.

Un po’ meno (per usare un eufemismo) i vertici di FI, con i quali è Silvio tornato a parlare via Zoom dopo il riposo assoluto imposto dai medici. E se da una parte alla capogruppo al Senato Anna Maria Bernini e al sottosegretario Giorgio Mulè l’idea federativa non dispiace il fronte critico è ben più corposo e agguerrito con le ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna in testa che hanno denunciato il rischio di una “fusione per incorporazione”.

A un certo punto Carfagna avrebbe pure paventato che questa apertura potrebbe spingere una cinquantina di parlamentari azzurri a lasciare il partito. Molto esplicito il commento postato sui suoi social dalla senatrice Gabriella Giammanco “Non siamo ai saldi di fine stagione, FI non può disperdere il suo tesoretto di voti e svendere la sua storia. A beneficiarne sarebbe soltanto la Lega”, solo per citarne uno, ma commenti di questo tenore ieri sono fioccati da più parti.

…per non farsi sorpassare dalla Meloni

Ci ha provato Silvio a spiegare che no, questa operazione “non significa diluirsi” nella Lega o “farsi mangiare in un solo boccone”, e ancora: “Noi siamo il partito guida del centrodestra e ho sempre trovato in Salvini un ascoltatore attento, i nostri rapporti sono ottimi”. Ovviamente il fatto che FI possa essere la guida è una pia illusione, Salvini in questo momento è in difficoltà dichiarata, tallonato da Giorgia Meloni, ha bisogno di fare asse per arginarla in qualche modo, ma se qualcuno spera davvero che possa concedere più di tanto in caso di annessione forse ha fatto male i calcoli.

Non a caso ieri ha annunciato che la prossima settimana incontrerà il premier Draghi (il quale giovedì ha visto la Meloni… Tempismo perfetto) e ha sottolineato, in riferimento al vertice del centrodestra per le amministrative che lui “cercherà di mettere d’accordo tutti”. Insomma, Salvini ragiona da colui che detiene ‘lo scettro del comando’ nella coalizione e questa non è una novità. Ieri infatti non ha solo chiamato il leader di FI ma anche i rappresentanti dei partiti minori della coalizione, trovando “grande interesse e forte collaborazione per l’obiettivo di creare una casa comune in Parlamento”.

Il futuro prossimo

Lo sguardo è inevitabilmente puntato al 2023, dove Salvini immagina un centrodestra unito nel maggioritario con la competizione interna che si gioca sulla quota proporzionale e all’elezione del presidente della Repubblica. Argomento quest’ultimo, molto sensibile per Berlusconi, che non mai abbandonato il sogno di salire al Colle. FdI per ora sta a guardare, definendo diplomaticamente la Federazione “Uno strumento per difendersi dallo strapotere della sinistra nella maggioranza, dunque un’operazione giusta che però non riguarda FdI, che si trova all’opposizione del governo”. E che guarda con maggiore serenità degli alleati alle prossime elezioni politiche e, per ovvi motivi di crescita del consenso, al taglio del numero dei parlamentari.