Salvini lancia l’assalto nel Lazio. Ma la marcia su Roma parte col flop. Il Capitano debutta alla Pisana in una sala semivuota. Solito copione di banalità contro Raggi e Zingaretti

Matteo Salvini si è materializzato ieri alla Pisana per una conferenza stampa organizzata dal gruppo regionale della Lega Lazio. Peccato che il parterre fosse desolatamente semivuoto nonostante la veemenza del Matteo meneghino che per l’occasione non si è portato dietro le ciliegie da sgranocchiare a mani nude, come ha fatto qualche giorno fa al nord ad un incontro con gli imprenditori. Non si tratta di una cosa di poco conto perché Roma è un punto irrinunciabile per la nuova Lega nazionale soprattutto in vista delle elezioni per il sindaco. Ed infatti la Raggi è stata costantemente nel suo mirino arrivando a dire che neppure i poteri di wonder woman le permetterebbero di imparare ad amministrare

Ha poi esternato: “Il tema rifiuti, ospedali chiusi, infrastrutture ferme, il tema case popolari sono problemi che non sono stati risolti né dal sindaco Raggi né dal presidente della Regione Zingaretti. Sono convinto che l’anno prossimo la Lega sarà protagonista della riscossa, della ricostruzione e della resurrezione sia di Roma che dell’intera Regione Lazio”. Insomma un vero e proprio programma elettorale declamato, come detto davanti ad una grande aula semivuota. Ed è questo il punto. La Lega ha perso completamente la sua spinta propulsiva a Roma e nel Lazio. Ormai troppo tempo è passato da quando Salvini sembrava volesse conquistare come gli antichi galli suoi antenati Roma.

C’è stato un momento nel biennio 2014 – 2015 in cui ha avuto qualche possibilità, ma ha poi rovinosamente sbagliato la scelta di uomini e mezzi, parlando molto e facendo ben poco e – soprattutto – affidandosi ad una classe dirigente fatta principalmente da nostalgici di destra che, contrariamente che in altre parti d’Italia, non hanno né vinto né convinto nessuno. Ed ecco che il fallimento Lazio si è non solo materializzato, ma anche concretizzato in performance elettorali assai negative.

Poi la scelta di non presentare un proprio candidato sindaco al Comune di Roma, ma solo la capolista Irene Pivetti, peraltro non eletta, e di appoggiare nel 2016 Giorgia Meloni che perse il ballottaggio con la Virginia Raggi, ha chiaramente mostrato che a Salvini di Roma non gliene poteva fregare di meno. Salvini però ogni tanto si sveglia e si ricorda che esiste il Lazio e Roma, che è quella stessa “Roma ladrona” che per anni è stato lo slogan della Lega, prima che fosse fulminata da una visione unitaria e nazionale. Ma i romani in particolare e gli abitanti del Lazio in generale hanno perfettamente capito il giochino che fa il leader leghista e già da tempo ne hanno preso le distanze. Il fallimento dell’incontro alla Pisana sta a dimostrare il fallimento di una idea, di un progetto politico che in realtà non è mai nato perché a Salvini interessa solo il contingente.

Però siamo in vista di elezioni e quindi suona l’allarme del potere che non sia mai detto che alla Lega non interessi ed ecco quindi il fantomatico ritorno. Anche questa volta il leader leghista non ci risparmia una stucchevole demagogia. E alla domanda concreta di chi sarà il candidato sindaco risponde con la retorica: “Il candidato sindaco, a Roma come altrove, arriverà dopo. Prima serve la squadra: uomini e donne capaci dai quali emergerà il candidato sindaco”. Come no, ci crediamo proprio. Prima la squadra poi il candidato, peccato che questo quadretto idilliaco sia già stato rovinato dagli alleati che rivendicano per loro visibilità e potere e se possibile pure il sindaco.