Salvini non vuole i profughi. E c’è chi nicchia pure in Europa. Un bluff l’europeismo di facciata del leader della Lega. Sull’immigrazione rimane un sovranista convinto

Un bluff l'europeismo di facciata del leader della Lega Matteo Salvini. Sull'immigrazione rimane un sovranista convinto.

Salvini non vuole i profughi. E c’è chi nicchia pure in Europa. Un bluff l’europeismo di facciata del leader della Lega. Sull’immigrazione rimane un sovranista convinto

Mentre a Bruxelles la gestione del previsto aumento dei flussi migratori è stata ieri oggetto di discussioni al massimo livello, a partire da quella che si è tenuta al Consiglio dei ministri degli esteri, in Italia come ha spiegato ieri sera al Tg1 il presidente del Consiglio Mario Draghi, si condivide il fatto che la priorità dell’Ue in questo momento sia l’evacuazione in sicurezza dall’Afghanistan dei cittadini europei e di tutti coloro che hanno collaborato con le istituzioni europee in loco negli ultimi anni con particolare attenzione per i diritti delle donne, e anche che si debbano attivare con urgenza corridoi umanitari per accogliere gli afghani in fuga dai talebani.

Il premier ha anche sottolineato di aver avuto in merito un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Compatta e in prima linea sulla difesa dei diritti umani la maggioranza, o almeno la parte “giallorossa”. Come al solito la voce fuori dal coro è rappresentata dal leader della Lega Matteo Salvini “Accogliere in Italia alcune decine di persone che hanno collaborato con la nostra ambasciata mi sembra doveroso, ma che nessuno ci venga a parlare di accogliere decine di migliaia di afgani”, ha dichiarato ieri a Radio 24.

E ancora: “Abbiamo già registrato circa 35mila arrivi via mare, per non parlare di quelli via terra, e ora la fuga dall’Afghanistan rischia di essere un disastro”. E, mostrando – qualora ve ne fosse bisogno – che la sua improvvisa folgorazione sulla via di Bruxelles coincisa con l’ingresso nell’esecutivo Draghi sia solo di facciata, aggiunge: “Ci sono paesi europei che non hanno fatto nulla, l’Italia non può essere l’unico centro di accoglienza in tutta Europa. C’è un problema di diritti civili ma anche un problema di ripercussioni per l’Italia visto che la rotta balcanica è già adesso fuori controllo. L’Italia ha un record europeo già nel 2021 e penso che possano e debbano essere altri a fare la loro parte, noi abbiamo già superato gli arrivi quest’anno e triplicato gli arrivi del 2019”.

RISPETTO DEI DIRITTI. Ben diversi i toni del ministro Luigi Di Maio, che ieri nel corso della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri Ue (leggi l’articolo) ha elencato le cinque priorità del nostro paese nella questione afghana: impatto migratorio, lotta al terrorismo, tutela dei civili e messa in sicurezza degli afgani che hanno collaborato a vario titolo con la comunità internazionale ma anche rispetto dei diritti: “In queste ore e nei prossimi giorni dovremmo lavorare, se sarà possibile, a un’iniziativa coordinata a livello internazionale per assicurare voli umanitari e fare in modo che all’emergenza si sostituisca un processo organizzato. Non possiamo tollerare – spiega il titolare della Farnesina – che le conquiste di questi due decenni vadano perse. Penso, in particolare, ai diritti delle donne, ai quali è dedicata la dichiarazione su iniziativa spagnola cui abbiamo aderito. La garanzia del rispetto del diritto e degli standard internazionali in materia di diritti umani deve essere una chiara condizione da porre ai talebani pena l’isolamento”.

E sull’impatto migratorio afferma: “Siamo consapevoli che si incrementerà la domanda di accoglienza di rifugiati e migranti dall’Afghanistan. È perciò necessario che l’Ue metta a punto una risposta comune, anche in questo caso in stretto raccordo con i partner della regione, a cui andrà contestualmente assicurato il necessario sostegno”. Di segno opposto a quella di Salvini la posizione del segretario dem Enrico Letta che ha lanciato una grande mobilitazione nazionale “per aiutare chi resta e accogliere chi fugge”. Questo, sottolinea il numero uno del Nazareno è “il momento in cui l’Italia può e deve dare tanto”.

Da qui l’invito a sostenere “la società afgana, la sua evoluzione, le donne e gli uomini che non vogliono tornare al Medioevo. Noi ci siamo”, assicura seguito nel suo proposito dai sindaci pronti a fare la loro parte nell’accogliere le famiglie afghane e che ieri hanno inviato una lettera al ministro dell’Interno Lamorgese. “Non c’è tempo da perdere, sappiamo bene come i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan oggi siano in forte pericolo, soprattutto donne e minori”, afferma Matteo Biffoni, delegato Anci per l’Immigrazione. E anche il sindaco di Roma Raggi, garantisce che la Capitale “è pronta a sostenere gli eventuali sforzi volti a istituire immediatamente corridoi umanitari”.