Salvini provoca sul ddl Zan, il Pd lo rimette in riga. La Lega rilancia il testo annacquato del Centrodestra. I dem: irricevibile

L’ultima provocazione sul ddl Zan che la mannaia del Senato, complice anche il voto segreto, ha archiviato arriva da Matteo Salvini.

Salvini provoca sul ddl Zan, il Pd lo rimette in riga. La Lega rilancia il testo annacquato del Centrodestra. I dem: irricevibile

L’ultima provocazione sul ddl Zan che la mannaia del Senato, complice anche il voto segreto, ha archiviato arriva da Matteo Salvini. Il leader della Lega si rivolge direttamente al segretario del Pd, Enrico Letta. “Letta mi ascolti, la Lega è pronta dalla settimana prossima a discutere in commissione Giustizia al Senato un disegno di legge che aumenta le pene per chi discrimina o aggredisce in base all’orientamento sessuale. Punire i violenti o i deficienti è una nostra priorità ma il ddl Zan era sbagliato”.

E senza perdere il gusto di infierire insiste: “Sono state punite le arroganze di Letta e Di Maio”. A rispondergli è il deputato dem padre della proposta di legge affossata: “Ma con quale dignità Salvini, dopo aver fermato la speranza di un Paese più civile e esultato come un ultras in curva, ora chiede a Letta di trattare? Tutti hanno capito che la Lega non vuole contrastare i crimini d’odio. Vuole un’altra legge per ucciderla con un’altra tagliola?”, dice Alessandro Zan.

“Compagni e amici, a me l’idea, più o meno esplicita che se due fanno l’accordo e uno non lo rispetta, la colpa sia di quello che si è fidato, perdonatemi, ma non riesce del tutto a persuadermi. Fortunatamente i nostri codici non si fondano ancora su questo principio”, dichiara il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Il centrosinistra, com’è noto, si è spaccato sul ddl Zan, avviando le pratiche di divorzio tra Pd e Italia Viva. Un divorzio che ha messo in subbuglio “Base riformista”, la corrente Pd legata a Luca Lotti e Lorenzo Guerini che guarda a Matteo Renzi come un interlocutore privilegiato. In mattinata Letta sembrava aver mandato segnali di pace a Iv.

Bisogna ancora lavorare per un campo largo del centrosinistra, dopo l’affossamento del ddl Zan?, gli chiedono. “Evidentemente. Io lavoro sempre in una logica di centrosinistra inclusivo, vincente. Semplicemente, è stato un momento di chiarimento importante”, risponde il segretario dem. Ma il Nazareno interviene per chiarire che no, non c’è stata nessuna frenata. Lo strappo con Italia Viva nulla ha a che vedere con la costruzione del “campo largo di centrosinistra”, una “costruzione dal basso, che va avanti attraverso il lavoro delle Agorà democratiche”.

Insomma, non una somma di sigle, ma qualcosa di più profondo che comprende le forze progressiste, riformiste e liberali. Prima dell’intervento di Letta si erano scatenati gli esponenti di Base Riformista. A partire dall’ex-capogruppo al Senato, il toscano Andrea Marcucci: “Bisogna essere coerenti. Se si dice campo largo, poi il campo non può restringersi improvvisamente. Per la sfida del Quirinale, e per vincere le elezioni, serve il consenso più alto possibile”. Per Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, “far discendere il perimetro del centrosinistra e le future alleanze dal voto sul ddl Zan pare un errore. Per noi più che per gli altri. In questi casi è consigliabile contare fino a 100. Altrimenti, per dispetto e per far dispetto, si corre il rischio di farsi male da soli”.

E ancora il senatore Dario Stefano: “Ha ragione Guerini. Il campo va allargato non ristretto. Andiamo oltre le polemiche di queste ore. Fermiamoci un attimo e torniamo a ragionare. Anche per l’elezione del Capo dello Stato serve massima condivisione possibile”. Poi le parole di Letta sul campo largo avevano fatto tirare un sospiro di sollievo a Base rifomista con l’illusione sulla ricucitura dello strappo con i renziani. Ma la rottura, al momento, è reale. Il chiarimento del Nazareno lo conferma: avanti col Nuovo Ulivo anche se questo non dovesse includere Renzi.