Salvini torna alla carica sulla norma per salvare se stesso e Zaia. E lo scontro si sposta in Parlamento

Salvini torna alla carica sulla norma per salvare se stesso e Zaia. E lo scontro si sposta in Parlamento

La Lega si prepara a sfidare gli alleati in Aula sul terzo mandato per i governatori. L’emendamento bocciato in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama verrà riproposto. “È democratico che se uno si trova un buon sindaco, un buon governatore lo possa riscegliere, lo possa rivotare ed è un errore secondo me dopo due mandati pensionare bravi sindaci e bravi governatori”, ha dichiarato Matteo Salvini. “Arriverà in Aula e voterà l’Aula”. Dunque non solo il partito di via Bellerio non ha accolto l’invito che FdI e Forza Italia gli avevano rivolto per il ritiro della proposta in Commissione ma è intenzionato ad andare avanti.

Questa volta sperando pure nella sponda dei senatori dem dell’area riformista riconducibile a Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna. E non solo. Con la Lega infatti sono schierati tutti i sindaci e i presidenti di Regione di ogni colore politico. Il governatore del Friuli Venezia-Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga, che aveva proposto di rinviare la questione a dopo le Europee, rompe gli indugi e dichiara guerra. “Mi sento di propiziare un coinvolgimento delle Regioni nel processo decisionale” sul terzo mandato “perché mi sembrerebbe profondamente scorretto decidere sull’organizzazione istituzionale e democratica delle Regioni senza le Regioni”.

In qualità di presidente della Conferenza delle Regioni, Fedriga, ha poi inviato una lettera al governo, in particolare al ministro Roberto Calderoli, per chiedere “di avviare un confronto costruttivo e collaborativo con il governo” sulla questione. In ordine sparso si fanno sentire tutti i governatori di destra e sinistra.

In ballo

Sono sette le regioni in cui il presidente è al secondo mandato consecutivo: si tratta di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Liguria, Puglia, Lombardia. In un caso, che poi è il casus belli, quello del Veneto, Luca Zaia è al terzo mandato consecutivo. Ad imprimere l’accelerazione nella battaglia è il presidente della Liguria Giovanni Toti che assicura che spetta alle Regioni la facoltà di scegliere il numero dei mandati dei propri governatori, paventando anche il rischio “nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni”.

“Adesso come adesso sarei disponibile” a un terzo mandato, dichiara il numero uno della Regione Lombardia, Attilio Fontana della Lega. “Trovo strano che ci siano persone che votano a favore del blocco del terzo mandato dei sindaci e dei presidenti di Regione, che sono eletti direttamente dal popolo, e poi ci sono alcune persone che sono da quattro o cinque legislature in Parlamento”, ha detto Zaia. Per il momento “ho ancora un anno e mezzo o due di mandato, e cercheremo di capire. Siccome qualcuno ha detto che il Parlamento è sovrano vedremo quanta sovranità saprà esprimere. Ma soprattutto la sua sovranità dovrà essere rispettosa di quella popolare”, ha concluso.

Altro che fase zen

Idem a sinistra. “Siamo completamente indifferenti a questa discussione – ha detto il governatore campano Vincenzo De Luca – siamo in fase Zen, ci limitiamo solo a rilevare che tra le tante idiozie di questo Paese c’è anche questa sul terzo mandato, cioè sul diritto dei cittadini a votare”. E anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha dichiarato la sua disponibilità a ricandidarsi per la terza volta. Un fuoco di fila che non può non creare problemi alla maggioranza di centrodestra, checché ne dica Giorgia Meloni.

“Il governo a rischio per il terzo mandato è l’ennesima speranza della sinistra che non troverà realizzazione”, ha ribadito ieri la premier. E i suoi continuano a rilanciare il suo mantra. “Il tema del terzo mandato non era stato oggetto di richiesta dai nostri alleati nel momento in cui è stato steso il testo del programma elettorale condiviso. Noi abbiamo il mandato dei nostri elettori di rispettare ciò che è stato scritto”, ha dichiarato il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Raffaele Speranzon. Insomma muro contro muro. La riproposizione nell’Aula di Palazzo Madama dell’emendamento leghista ne darà conto e porterà allo scontro frontale in maggioranza.