Salvini tramonta con i suoi idoli

Scene da fine impero per il leader della Lega Matteo Salvini. Inesorabilmente avviato verso il declino politico.

Salvini tramonta con i suoi idoli

Matteo Salvini è politicamente finito. Resta da capire tra quanto tempo il segretario della Lega e ministro alle Infrastrutture verrà esautorato all’interno del suo partito e nell’alleanza del governo ma la fine è già scritta in quell’impietoso 3,7% che affonda il partito. Lui, Matteo, ieri ha provato a difendersi. Sulla sua dipartita dal Consiglio dei ministri dell’altro ieri (i retroscena raccontano di un litigio con il ministro Fitto per la ripartizione del Pnrr) dice che aveva “due appuntamenti ieri alle 6. Mi occupo di ferrovie e quindi sono andato via perché avevo due appuntamenti in ufficio”.

Scene da fine impero per il leader della Lega Matteo Salvini. Inesorabilmente avviato verso il declino politico

Il ministro è fatto così, ritiene che qualche appuntamento amicale in ufficio al ministero sia un motivo valido per convincerci che ormai la sua funzione non si deteriora ogni ora di più. Il leader della Lega finge di non sapere che è un esautorato dal suo stesso partito. “C’e l’occasione di rivincere subito, il 10 marzo in Abruzzo, dove sono assolutamente ottimista sia come centrodestra sia come risultato della lista Lega”, dice ai giornalisti. È finita ma finge di non capirlo. Non gli basterà nemmeno provare a sbloccare il terzo mandato per il suo compagno di partito Luca Zaia in Veneto. Salvini è già finito.

Nel giorno in cui finge di restare in piedi risuonano le parole del suo caro amico Flavio Briatore. Nei giorni scorsi era rimbalzata la frase dell’imprenditore che aveva annunciato di non volere restare in Sardegna nel caso in cui la candidata Alessandra Todde fosse diventata presidente. Ieri la neoeletta presidente ha voluto rispondere direttamente, senza troppi giri di parole: “È un problema suo, noi riusciremo a campare anche senza”. Poco dopo il fulgente Briatore ha voluto precisare: “Leggo su parecchi siti di un mio presunto commento sul risultato delle elezioni in Sardegna. Non ho mai detto la frase che mi è stata attribuita. Mi congratulo con la signora Alessandra Todde per il risultato ottenuto e Le auguro buon lavoro”.

E dopo la disfatta in Sardegna pure l’amico Briatore scarica l’ex “capitano”

E qui dentro c’è tutta la mollezza di un impero che da segni di cedimento. Il Briatore che comandava sulla Sardegna forte dei suoi ombrelloni in società con la ministra Santanchè ora torna mogio sui suoi passi per augurare buon lavoro ai suoi eterni nemici. Flavio Briatore come termometro del disfacimento di Matteo Salvini: presuntuosi per diletto per piacere ai propri seguaci ora indossano le maschere dalle orecchie basse. A proposito di Salvini. Il ministro più manetta della storia recente della repubblica ha sempre voluto puntualizzare che i Verdini suoi quasi parenti sono “brave persone”.

Il leader della Lega che schianta un cittadino qualsiasi sui social per offrirlo alle fauci dei suoi elettori ha difeso la famiglia della sua compagna in ogni occasione. Il Verdini figlio (fratello della sua fidanzata) coinvolto nell’inchiesta sugli appalti Anas è “un bravo ragazzo” e il Verdini padre, quel Denis ispiratore di Salvini e amicone di Renzi, è un quasi suocero di tutto rispetto. Solo che Denis Verdini ieri è tornato in carcere perché il tribunale di sorveglianza di Firenze, dopo qualche chilo di articoli giornalistici, si è accorto che i suoi domiciliari avevano tutta l’aria di sembrare delle vacanze premio.

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L’istanza di revoca era stata presentata dalla Procura generale fiorentina per tre incontri serali avvenuti nella Capitale tra ottobre 2021 e gennaio 2022, alla presenza di politici, imprenditori e dirigenti pubblici. Verdini senior sta scontando una condanna definitiva a sei anni e sei mesi, arrivata al termine del processo per il crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino. Detenzione iniziata il 3 novembre 2020 quando l’ex senatore si era costituito nel carcere di Rebibbia di Roma, subito dopo la sentenza della Cassazione. A gennaio dell’anno successivo, tuttavia, Verdini aveva ottenuto i domiciliari per motivi di salute legati a un focolaio Covid in carcere, regime detentivo poi confermato a luglio anche per questioni di età (aveva compiuto 70 anni) e di salute.

Solo che Verdini fingeva di andare a Roma dal dentista – secondo il tribunale di sorveglianza – per farsi i suoi porci comodi. Per il tribunale “non poteva incontrare persone diverse dai suoi familiari stretti” ma non è andata esattamente così. Per Matteo Salvini il Papeete nel 2024 ha la forma insulare della Sardegna. L’accelerazione della sua decadenza potrà durare al massimo fino alle prossime elezioni europee e nemmeno blindare Zaia gli potrà bastare. Salvini è politicamente morto. Gli resta qualche conato sui suoi social prima che diventino abituali e qualche ultima pretesa nei confronti di Giorgia Meloni.

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