Sammartino tifa Cartabia, la riforma può salvarlo. Il consigliere regionale siciliano di Italia Viva è citato in giudizio a Catania per corruzione elettorale

Sembra incredibile ma mentre i guai per il deputato regionale siciliano di Italia Viva, Luca Sammartino, non accennano a finire

Sammartino tifa Cartabia, la riforma può salvarlo. Il consigliere regionale siciliano di Italia Viva è citato in giudizio a Catania per corruzione elettorale

Sembra incredibile ma mentre i guai per il deputato regionale siciliano di Italia Viva, Luca Sammartino (nella foto), non accennano a finire, in suo soccorso potrebbe arrivare la riforma Cartabia. Già perché mister preferenze, tra l’altro in procinto di lasciare Matteo Renzi per passare alla Lega, è finito di nuovo nei guai con la Procura di Catania (leggi l’articolo) che lo ha citato in giudizio per affrontare un nuovo processo per corruzione elettorale.

Per Sammartino, infatti, non è stata contestata alcuna aggravante mafiosa e per questo le sorti giudiziarie di questo procedimento potrebbero ben presto diventare l’emblema dei limiti della riforma Cartabia. Il reato a lui contestato, ossia la corruzione elettorale semplice, non rientra tra quelli a “regime speciale” per i quali è possibile sforare i termini del processo d’appello che così si fermano a tre anni come anche quelli dell’eventuale – quanto scontato – ricorso in Cassazione dove di mesi prima di decretare l’improcedibilità ne bastano appena 18. Insomma la tagliola voluta dalla ministra Marta Cartabia, in casi come questo, potrebbe scattare, vanificando mesi di indagini e il relativo procedimento.

LA RICOSTRUZIONE. Quel che è certo è che questo nuovo procedimento a carico di Sammartino prenderà il via il prossimo 7 gennaio quando il politico siederà davanti alla IV sezione penale del tribunale monocratico di Catania. Il politico promesso alla Lega, è indagato in veste di candidato alle elezioni regionale del 2017 perché avrebbe offerto a Girolamo Lucio Brancato, presunto esponente del clan Laudani e anch’egli citato in giudizio, una serie di utilità in cambio del proprio voto e di quello di alcuni suoi familiari.

In particolare, sempre secondo quanto messo nero su bianco dai magistrati catanesi, Sammartino avrebbe trovato “un posto di lavoro a un nipote di Brancato” in una “società di Mascalucia a partecipazione pubblica per la gestione dei rifiuti” e “lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata”.

Incontri che la difesa del politico ha sempre negato affermando che “Sammartino non ha mai incontrato il boss Brancato”. Peccato che proprio l’incontro, secondo quanto trapela, è stato registrato dalle cimici degli investigatori che stavano indagando su una serie di attività sospette correlate alle elezioni.