San Giuliano di Puglia, a 12 anni dal sisma arrivano i risarcimenti

di Antonello Di Lella

A dodici anni dalla tragedia e a due dalla sentenza della Corte di Cassazione arriverà il risarcimento alle famiglie delle vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia (Campobasso) rimaste sepolte sotto le macerie della Scuola Jovine. Crollata, come scritto nero su bianco dai giudici, non solo per il terremoto ma anche per responsabilità di tecnici e amministratori. Proprio alla vigilia del dodicesimo anniversario della tragedia in cui persero la vita 27 bambini e la loro maestra è stata sbrigliata l’annosa pratica dei risarcimenti. Con la regione Molise che, finalmente, ha siglato un accordo di programma quadro con il Cipe per ottenere e anticipare al comune di San Giuliano i 12 milioni di euro (8 già assegnati) da destinare alle parti civili del processo che hanno avuto ragione già nel 2012. Con sentenza definitiva.

LA REGIONE SALVA IL COMUNE
Il comune di San Giuliano di Puglia si è impegnato a restituire la somma, 12 milioni di euro appunto, con 35 rate in scadenza ogni 12 mesi, che partiranno dal prossimo anno per finire nel 2050. Insomma, meglio tardi che mai. Perché la vicenda va avanti da quando la Cassazione ha condannato al risarcimento cinque persone tra ex amministratori e tecnici e con loro lo stesso Comune di San Giuliano. “Una firma importante”, ha dichiarato il presidente della regione Molise, Paolo di Laura Frattura, “per un atto che non sarà mai consolatorio ma che comunque sancisce la presenza e la vicinanza dello Stato”. Un atto importante, non v’è dubbio. Dovuto. Ma l’augurio è che non diventi un’argomentazione da strombazzare nelle parate politiche che oggi arriveranno a San Giuliano di Puglia per la giornata della memoria.

ANCORA PERSONE SENZA UN TETTO
Ma se San Giuliano di Puglia è completamente ricostruita, nel cratere sismico non mancano situazioni disarmanti. Dallo scorso anno a oggi è cambiato ben poco: la ricostruzione è ferma intorno al 40% del totale. Con mille persone che risultano ancora sfollate, 500 che hanno preferito l’autonoma sistemazione e 300 che vivono ancora nelle casette di legno.